Gli amici di Satnam Singh, il bracciante di Latina morto dopo essere lasciato in strada dopo un incidente sul lavoro, spiegano cosa succede nei campi
La strage di Latina, con la morte di Satnam Singh, il bracciante di trentuno anni indiano, rimasto vittima di un incidente sul lavoro (un macchinario gli aveva tranciato un braccio) e morto dopo essere stato lasciato in strada, vicino casa (nei pressi di Borgo Santa Maria a Latina) dal suo datore di lavoro, continua a scuotere le coscienze e a fare scalpore. La cittadina laziale è rimasta sotto shock. Anche alla luce dei dati che sono stati pubblicati in questi giorni sullo stato in cui lavorano decine di migliaia di stranieri.
Secondo il rapporto stilato da In Migrazione, sono più di 20.000 ogni anno i giovani della regione del Punjab indiano che migrano verso l’Europa, e l’Italia è una delle mete principali. Un flusso migratorio in costante crescita, caratterizzato in larghissima parte da ingressi regolari, con un tasso medio di crescita annuale del 66%. Un fenomeno, quello della migrazione indiana, e in particolare di coloro che provengono dalla regione del Punjab, di grande attualità, vista anche la continua crescita di questa peculiare comunità nel nostro Paese. La stragrande maggioranza di queste persone entrano e lavorano senza documenti e permessi di soggiorno: “Do una notizia: oggi la moglie è riuscito ad ottenerlo. Ma non possiamo pensare che tutto questo sia conseguenziale o una forma di risarcimento“, ha dichiarato a Notizie.com Giuseppe Massafra, segretario generale della Cgil di Latina.
La richiesta di forza-lavoro non qualificata e facilmente reperibile da impiegare come braccianti nella coltivazione delle campagne ha incentivato la migrazione e convinto molti sikh a stabilizzarsi nelle provincia di Latina, una comunità che a oggi la CGIL stima in 12.000 persone. Uomini costretti a lavorare in condizioni disumane, a turni infiniti (spesso anche di quattordici ore) e in condizioni assurde (sotto il sole cocente o sotto la pioggia). E senza alcun tipo di garanzie o supporti. La storia di Satnam Singh, è clamorosa e spiega alla perfezione ciò che succede nei campi. “La cosa si commenta da sola. Un padrone che ha preso un lavoratore scaricandolo davanti casa e poi parla di leggerezza ha davvero dell’incredibile. C’è una gravissima responsabilità per l’utilizzo di manodopera in nero, per aver approfittato di una persona senza permesso di soggiorno”.
I racconti shock dei braccianti
Singh era solo uno dei tanti braccianti sfruttati e sottopagati, costretti a vivere in condizioni disumane e a lavorare oltre quattordici ore al giorno. I racconti di chi ogni giorno vive quest’inferno sono clamorosi. “Il mio ex padrone è un ladro. Volevo la carta identità perché ho sempre problemi con i Carabinieri senza. Lui mi ha chiesto 800 euro per fare la carta identità, lo stipendio di un mese. Ho dato i soldi ma poi niente carta di identità. Sono rimasto senza soldi per un mese e non ho avuto la carta d’Identità. No è possibile questo, non è giusto. Io lavorato tanto, pago l’affitto di casa, mando soldi alla famiglia in Punjab. (…) Sono un lavoratore bravo, mai creato un problema. La carta identità è importante per me”, ha detto a In Migrazione Madanjeet, bracciante di 36 anni, da 6 in Italia. “Con la crisi economica tanti sikh hanno perso lavoro. Niente lavoro: niente soldi, come si fa a vivere? Io lavoro ora dieci giorni in un mese, prima lavoravo tutti i giorni. Meno soldi io: pochi soldi da mandare in India alla mia famiglia. (…) Prima io guadagnavo 5 euro l’ora con contratto regolare e con un bravo padrone. Oggi guadagno 2 euro l’ora, come faccio a vivere? Come pago il cellulare per parlare con la mia famiglia in Punjab? (…) Domani lavoro, ma oggi e dopodomani no e se il padrone non mi paga subito io sono povero, dove vado a mangiare? A casa del padrone?”.
Latina scende in piazza nel ricordo di Singh
Latina è pronta a scendere in piazza. Oggi è in programma una manifestazione, organizzata dalla Cigl e alla quale hanno aderito numerosi partiti politici: da AVS al Partito Democratico fino ai Cinque Stelle. “Vedo che c’è un’attenzione che sta crescendo. Si tratta di uno sciopero del settore dell’agricoltura e poi dalle 17 la manifestazioni davanti alla prefettura“, ha detto Massafra. “La preoccupazione più grande è che i riflettori si tengono accesi nel momento della tragedia. Noi in questi giorni siamo stati sommersi da televisioni e giornalisti. Ora il tema è quello di non abbassare l’attenzione e rendere questa indignazione un processo culturale e politico che porta sia a cambiamenti delle norme, ma anche all’applicazione delle regole sulla sicurezza“. Sono state organizzate delle iniziative a sostegno della moglie di Singh: “Abbiamo dedicato un conto corrente per la raccolta di contributi. Sono tantissime le persone che hanno comunicato la volontà di partecipare. Le espressioni di indignazione, solidarietà e vicinanza sono state tantissime. Purtroppo, però, c’è un problema: il fenomeno è talmente sistemico che ha acquisto caratteri di una normalizzazione e l’indignazione è frutto della tragedia. Noi dobbiamo rompere il muro di assuefazione e considerare assolutamente anormale quanto successo da contrastare il fenomeno“.