Arce, arriva la sentenza: alla lettura del dispositivo scoppia il caos

La Corte d’Assise d’Appello ha emesso la sentenza sulla morte di Serena Mollicone. Gli imputati erano  Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Annamaria

La corte d’Assise d’Appello di Roma ha emesso la sentenza sul delitto di Arce: una decisione attesa da tempo e che ha scatenato immediate reazioni. Il primo giugno del 2001 fu uccisa Serena Mollicone, una ragazza di 18 anni, assassinata e ritrovata due giorni dopo in un bosco in zona Fontecupa: aveva le mani e i piedi legati, oltre al naso e alla bocca fasciati con il nastro adesivo.

La sentenza della Corte d’Assisi d’Appello sul caso Arce – Roma.Cityrumors.it

L’accusa aveva puntato l’indice sull’ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce, in provincia di Frosinone, Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Annamaria. Dopo anni di indagini a vuoto, nel 2008, Santino Tuzi, un carabiniere che lavorava nella caserma ciociara, testimoniò alla Procura che il giorno della scomparsa di Serena, una ragazza che corrispondeva alla sua descrizione era entrata in caserma e poi non ne era più uscita. A distanza di qualche giorno, Tuzi si tolse la vita, in circostanze ancora oggi poco chiare.

Il padre di Serena Mollicone non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio e nel suo racconto (avvenuto pochi giorni dopo), dichiarò: “Quel giorno io non sapevo che Serena aveva deciso di andare nella caserma dei carabinieri di Arce per denunciare lo spaccio di droga che all’epoca caratterizzava il nostro paese. Se me lo avesse detto le avrei consigliato di andare in un’altra caserma e non nella tana del lupo. Ho sempre sostenuto che Serena sia stata uccisa nella caserma dei carabinieri di Arce e i fatti recenti mi stanno dando ragione. In precedenza con mia figlia avevamo parlato di questa spiacevole situazione e lei era disgustata dal fatto che nessuno prendesse provvedimenti. Peraltro, Serena era amica di Marco, il figlio del maresciallo Mottola, visto che avevano fatto insieme le scuole medie. Il loro rapporto di amicizia si deteriorò nel momento in cui Marco cominciò a far uso di sostanze stupefacenti e a spacciare droga. Serena cercò di farlo ravvedere, ma, evidentemente lui decise di continuare sulla strada della perdizione”.

Fuori dall’aula si attendeva la sentenza sul caso del delitto di Arce – Roma.Cityrumors.it

La sentenza e le reazioni

La famiglia Mottola era finita al centro delle accuse. La procura generale aveva chiesto 24 anni di carcere per l’allora comandante di Stazione e 22 anni per il figlio Marco e la moglie Annamaria. La sentenza di oggi ha però confermato ciò che i giudici avevano deciso in primo grado: la corte d’Assise d’Appello di Roma ha ribadito l’assoluzione di Franco Mottola, della moglie Anna Maria e del figlio Marco.”L’incubo l’avete causato voi giornalisti”, ha detto Marco Mottola dopo la sentenza. E a chi chiedeva al padre se fosse stata fatta giustizia Franco Mottola ha detto: ‘Certo’. Di diverso avviso è invece la famiglia di Serena Mollicone: “Sono molto amareggiata. Questa non è giustizia”, ha dichiarato la sorella Consuelo. Antonio, lo zio di Serena, ha ribadito che intende proseguire la battaglia e “che si faccia di tutto per arrivare alla giustizia. Ho il dovere, come cittadino italiano e zio di Serena di fare in modo che emerga la giustizia pro Serena perché fino ad ora non è ancora emersa”. La lettura della sentenza, da parte del Presidente del collegio Vincenzo Capozza, è stata accolta da una marea di fischi e di proteste.

I giudici della corte d’Appello di Roma, hanno condannato al pagamento delle spese processuali tutte le parti che, dopo la sentenza di assoluzione di primo grado, hanno proposto il ricorso in Appello: tra loro i familiari di Serena Mollicone. Condannati a pagare le spese anche i parenti del brigadiere Tuzi, morto suicida nel 2008, il comune di Arce e il ministero della Difesa.

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