Memoria ’900 alla scoperta di Aldo Braibanti: un convegno-spettacolo sul poeta “contro”

In questi caldi giorni di agosto, l’Associazione Culturale Memoria
’900 è a lavoro per quelle che saranno le attività della ripresa. La
prima in calendario è prevista venerdì 7 ottobre, in Auditorium, alla
Casa delle Culture e della Musica. Protagonista il poeta Aldo Braibanti,
a cui è stato dedicato l’ultimo film del maestro Gianni Amelio, in
uscita proprio a settembre. Memoria ’900 però vuole riscoprire
Braibanti da un punto di vista letterario, mettendone in evidenza
l’opera, le liriche, i messaggi contenuti nella poesia vista come atto
politico. In attesa di svelare i dettagli, gli ospiti e i contributi
dell’evento a presentare l’iniziativa “Te lo ricordi Braibanti?”
è la presidente, Emanuela Treggiari, in una breve intervista.

Uno dei prossimi eventi dell’Associazione Memoria ’900 si intitola
“Te lo ricordi Braibanti?”. Emanuela Treggiari se lo ricorda? E che
reminiscenze ha?

Ricordo molto bene la vicenda che ci fece conoscere Braibanti. Fu una
vicenda giudiziaria con l’accusa infamante di plagio ai danni del suo
compagno. Ero giovanissima in quegli anni nei quali avvertivamo, come
generazione, l’urgenza di grandi cambiamenti nella società. Cosi la
vicenda di Braibanti diventò emblematica di uno scontro generazionale
che di lì a poco avrebbe trasformato il Paese. Da una parte la difesa
di principi autoritari, dall’altra la spinta a cambiare profondamente
i costumi, la cultura, le norme giuridiche. Poco prima l’Italia aveva
vissuto il caso de “La Zanzara”, un giornale studentesco del liceo
Parini di Milano, che fu denunciato per oscenità.

Il film “Il Signore delle Formiche” è molto atteso e racconterà
una storia che è un caso giudiziario prima di tutto. L’obiettivo di
Memoria ’900 è tuttavia quello di fare luce anche sul “caso
letterario”. Quali sono gli aspetti innovativi della poetica di
Braibanti?

Restituire appieno la memoria alla figura di Braibanti è un atto di
giustizia riparatoria, poiché non fu soltanto un omosessuale condannato
per plagio, ma intellettuale complesso e coerente che merita di essere
conosciuto per la cifra che ne caratterizza il pensiero, come sostiene
Stefano Raffo nella prefazione al libro “Emergenze. Conversazioni con
Aldo Braibanti”. Braibanti fece della poesia un atto politico come
spesso accade nella letteratura, ma visse una sorta di autonomia anche
nell’essere “contro”, quasi in solitudine per la forza polemica
che esprimeva verso categorie che si consideravano innovatrici – se non
rivoluzionarie – ma che ormai si erano cristallizzate.

È stata scelta la formula del convegno-spettacolo. Perché questa
formula e come si svilupperà, senza voler anticipare troppo?

Vorremmo parlare di Braibanti coinvolgendo emotivamente ed empaticamente
il pubblico. Il convegno-spettacolo è la formula adatta ad
intrecciare le parole del poeta con la lettura che oggi si può dare
della sua opera e delle sue vicende umane.

C’è un legame fra Braibanti e Pasolini, di cui quest’anno ricorre
il centenario della nascita? Entrambi si videro “strappati” alla
poesia e invischiati in una vicenda altra, purtroppo con esiti mortiferi
per Pasolini…

Pasolini – di cui ricorre in questo anno il centenario della nascita – e
Braibanti presentano molti elementi in comune. Entrambi intellettuali
scomodi che hanno sofferto di una condizione di emarginazione per le
loro scelte sessuali. Entrambi poeti, registi impegnati nel cinema e
nel teatro esprimevano una critica alla società che si rivelò
profetica. Pasolini, ormai affermato e riconosciuto come uno dei
maggiori poeti e come straordinario intellettuale del’900, ebbe parole
forti a sostegno di Braibanti. Di lui disse: “La sua presenza nella
letteratura è stata sempre intelligente, discreta, priva di vanità,
incapace di invadenze”

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