‘La Storia’ conquista lo scettro dello share. La nuova serie di Francesca Archibugi ha incantato il pubblico italiano con le sue tragiche atmosfere
Le serie televisive Rai sono spesso oggetto di scherno da parte degli appassionati di prodotti audiovisivi, che ne denunciano scarsa qualità e contenuti dal dubbio valore culturale.
Nell’ultimo periodo, tuttavia, la Rai, in sintonia con un panorama cinematografico in evidente rinascita, sembra aver alzato l’asticella e ‘La Storia’, nuova serie in onda ogni lunedì in primaserata, è un fulgido esempio di questo percorso di redenzione qualitativa.
Le ferite di un passato indelebile
Diretta da Francesca Archibugi, La Storia è una serie tratta dall’omonimo romanzo di Elsa Morante, in cui viene narrata la tragica vicenda di una madre single, costretta a crescere da sola due figli nella Roma del 1940. In piena seconda guerra mondiale, Ida Ramundo viene brutalmente stuprata nella sua casa di San Lorenzo da un soldato tedesco, del quale rimarrà incinta. L’ambientazione non è intercambiabile, poiché l’odore della guerra rappresenta uno dei protagonisti principali della vicenda. In particolare San Lorenzo, quartiere bombardato pesantemente dagli alleati per tentare di ammorbidire la corazzata nazzista stanziata nella città eterna. Quattromila bombe sganciate, distribuite tra San Lorenzo, Tiburtino, Prenestino e Tuscolano, con un conteggio finale di tremila morti e undicimila feriti.
La serie è sorprendentemente ben confezionata, nonostante la difficoltà di imbastire una ricostruzione storica con i modesti mezzi delle produzioni nostrane. Jasmine Trinca svolge discretamente il proprio lavoro, immergendosi nei panni della sfortunata protagonista ebrea. Il pacchetto imbastito da Archibugi e colleghi, sembrerebbe aver sortito l’effetto desiderato, conquistando un sorprendente 20% di share. Tre milioni e mezzo di italiani si sono ritrovati a immergersi nelle tragiche atmosfere portate in scena dalla regista romana, stracciando i numeri del grande fratello, fermo a 2,5 milioni di spettatori. Come per ‘C’è ancora domani’ di Paola Cortellesi, la metà del novecento italiano sembra generare un interesse smodato negli spettatori residenti nel bel paese. Le ferite del nostro passato, a quanto pare, sono indelebili nella memoria delle generazioni che hanno raccontato quel periodo ai propri figli. Adesso, gli spettatori dovranno attendere soltanto gli ultimi quattro episodi, programmati per la sera del 22 e del 23 gennaio.