La storia del bambino e del tram, così i bus di Roma ricordano l’anniversario del rastrellamento degli ebrei

“16 ottobre 1943. Storia del bambino e del tram”, è il progetto presentato a Roma in occasione dell’anniversario del rastrellamento degli ebrei.

Inserito nel calendario eventi di Roma Capitale il 16 ottobre 1943. Storia del bambino e del tram è un progetto realizzato e ideato da dal Centro di Cultura Ebraica e promosso dalla Fondazione Museo della Shoah, dalla Comunità Ebraica di Roma in collaborazione con ATAC. Un’iniziativa dedita a non dimenticare una storia di dolore, ma anche di profonda umanità. Fino al 30 ottobre ben  10 bus della linea 23 circoleranno a Roma allestiti con un’apposita vetrofania e vari cartoncini in cui sarà apposto un QR code che rivelerà la storia commovente di Emanuele Di Porto, il bambino che riuscì a sfuggire alla drammatica retata del 16 ottobre 1943 nel ghetto di Roma.

Emanuele di Porto testimone 16 ottobre 1943
La storia d’Emanuele di Porto-foto Ansa- Roma.cityrumors.it

L’obiettivo è quello di diffondere la storia del 16 ottobre 1943 e di sensibilizzare attraverso il racconto d’Emanuele Di Porto un più ampio pubblico d’utenti. Un invito al ricordo d’una delle pagine più brutte della seconda guerra mondiale. L’uso della vetrofania che ritrae il piccolo Emanuele sul bus ha una grande impatto visivo, e suscita la curiosità dei viaggiatori. Il QR code permette di approfondire il racconto attraverso filmati, testimonianze, e altri contributi.

La storia d’Emanuele di Porto

Il progetto è stato presentato nella cornice di Monte Savello, zona a ridosso del quartiere ebraico romano, non a caso. Emanuele Di Porto prese il bus che gli salvò la vita, quando era solo un bambino proprio dal capolinea del sito del Lungotevere. Ancora in vita, Emanuele racconta il vissuto di quei giorni emozionandosi, non nasconde la commozione. Non ha dimenticato nulla: il dolore e la paura di quei momenti sono ancora vivi in lui.

Emanuele di Porto tv
Emanuele di Porto testimone del 16 ottobre del 1943-foto Ansa- Roma.cityrumors.it

Quella mattina del 16 ottobre del 1943 la sua vita, quella della sua famiglia, e dei tanti ebrei che vivono al ghetto cambiò radicalmente. La retata dei tedeschi portò all’arresto e alla deportazione di 1259 persone tra cui donne, uomini e bambini. Tornarono in Italia solo 15 uomini e 1 donna.

Il 16 ottobre 1943 Emanuele di Porto era solo un bambino. Viveva nel ghetto di Roma e fu svegliato di prima mattina dall’arrivo dei tedeschi. Caricato su una camionetta insieme alla mamma riuscì a sfuggire. Il genitore infatti lo spinse via e lo invitò a nascondersi. Rimasto solo, Emanuele corse a Monte Savello dove c’era il capolinea del tram, salì sul primo mezzo e raccontò quello che gli era successo al bigliettaio che lo invitò, d’accordo con il conducente, a rimanere seduto.

Per circa due giorni il piccolo Emanuele venne accudito e protetto da vari autisti e dipendenti bus di turno. Poi venne riconosciuto da un parente che lo riportò dal padre, anche lui era riuscito a scampare alla deportazione. Una storia di dolore, di crudeltà ma anche di solidarietà e profonda umanità.

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