Il Grinch: la graziosa favola natalizia, che divenne una feroce critica alla società

Torna il Natale e, di conseguenza, torna il Grinch. Il film, uscito nel lontano 2000 è soltanto apparentemente un banale film per famiglie.

Il Grinch è senza dubbio alcuno uno dei prodotti audiovisivi più popolari e citati di sempre, anche e soprattutto grazie alla preziosa capacità di costruire una stratificata critica alla società contemporanea, travestendo il tutto da graziosa favola per bambini.

Il Grinch (screen Instagram) – Romacityrumors.it

E’ un pregio della gran parte dei film per famiglie che si rispettino, ma la bontà della doppia chiave di lettura che il celebre lungometraggio dona ai propri spettatori, conosce pochi rivali.

Una feroce critica al consumismo, impacchetata come una favola per bambini

Ci troviamo a Chinonsò, una graziosa cittadina in cui regnano, almeno apparentemente, l’armonia e la serenità più totali. Una comunità composta, sempre in apparenza, da cittadini educati, onesti e volenterosi di passare il Natale nel migliore dei modi, scambiandosi doni senza soluzione di continuità. Lontano dalla città,  nel luogo in cui i Nonsochì gettano gli scarti e l’avanzo della propria condotta di vita, vive il Grinch. Un nonsochì deluso e ferito da un infanzia traumatica, che ha generato in un bambino innocente un massiccio sentimento di sfiducia nei confronti del prossimo.Il personaggio del Grinch, splendidamente portato in scena da Jim Carrey, rappresenta, in maniera anche piuttosto evidente e didascalica, il diverso. Un elemento profondamente disarmonico all’interno della forzata civiltà che vige a Chinonsò, capace, grazie al suo cinismo e alla sua malinconica disillusione, di svelare le numerose ipocrisie che caratterizzano le vite dei nonsochì. Vite fin troppo assimilabili a quelle del ceto medio statunitense del secondo novecento, a cui, inevitabilmente, il film si rivolge con manifesto sarcasmo.

Il Grinch (screen Instagram) – Romacityrumors.it

L’ossessione per il consumo e la distorsione capitalistica del periodo natalizio, sono da decenni elementi portanti della società capitalistica in cui sguazzano gli Stati Uniti. Il Grinch, insieme alla commovente ingenuità di Cindy Lou, riuscirà, a suo modo, a riportare il Natale a quel concetto di vicinanza umana con l’altro, svincolato dall’assillante ricerca di un oggetto da recapitargli. Il tutto, veicolato attraverso una componente profilmica sempre frizzante e vitale, impreziosito dal calore della pellicola e innalzato dalla qualità della scenografia e della recitazione. Impossibile in tal senso, evitare di fare una menzione di onore alla performance di Jim Carrey. L’attore canadese ingerisce con ingordigia la psicologia del personaggio interpretato, restituendone un ventaglio ampio e variegato di sfumature. Il reale valore della pellicola, a prescindere da tutto, risiede nella capacità di far percepire anche ad un bambino, esente da qualsiasi nozione su consumismo e società capitalistica, l’importanza delle relazioni umane, al di sopra di qualunque altra sterile priorità materialistica e, nel farlo, riesce anche ad intrattenere un pubblico più adulto.

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