‘Enea’ di Pietro Castellitto: ecco la Roma dei figli di papà

E’ da poco disponibile nella sale de bel paese ‘Enea’, il nuovo film di Pietro Castellitto, con protagonista la città eterna e le sue conturbanti dinamiche sociali

Pietro Castellitto giunge finalmente al cinema dopo aver presentato il suo ‘Enea’ al Festival del cinema di Venezia, lido in cui ha generato una profonda spaccatura di opinioni nella critica specializzata.

Benedetta Porcaroli in Enea (screen Instagram) – Romacityrumors.it

La seconda opera del figlio di Sergio, è tanto spregiudicata quanto ambiziosa e riflette con particolare vigore l’esuberanza narrativa di un giovanissimo autore.

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Il caleidoscopio audiovisivo concepito da Castellitto jr. non conosce filtri e si caratterizza per quella tipica spavalderia dei giovani autori, pronti a mostrare al mondo il proprio valore. Tuttavia, in questo caso, tale sfrontatezza nei temi e nella rappresentazione profilmica, non si accompagna alla caratteristica goffaggine dei registi più acerbi, ma, al contrario, sembra coincidere con una rappresentazione efficace della vigorosa idea di partenza. Lo stile di Castellitto è viscerale e vorace, svuotato di qualsiasi potenziale ritrosia formale o contenutistica: ciò che il giovane regista vuole esprimere, è trasposto con fedeltà su schermo, carico di abbondanza.

Pietro Castellitto in Enea (screnne Instagram) – Romacityrumors.it

Figlio di una presentatrice televisiva e di uno psicologo – interpretato dal padre Sergio Castellitto – Enea rappresenta il fulgido prodotto di una gioventù romana fatta di aperitivi a base di sushi e sigarette elettroniche. Immerso nel benestare e nell’abbondanza materiale, al figlio di Roma non basta semplicemente abitare in un attico nel quartiere più ambito della città eterna (Prati), essere proprietario di un ristorante di Sushi e fidanzarsi con una donna raffinata, disposta di sposarlo… No, Enea vuole di più, vuole andare oltre… Non a caso, per l’intere durata del film, si ha l’impressione di assistere ad un’esplicita declinazione del concetto di oltreuomo nietzschano, centro drammaturgico anche della sua opera prima.

Una scena di Enea (screen Instagram) – Romacityrumors.it

Nascere nella ricchezza, costringe Enea a ricercare la vittoria nell’oltre, nell’eccesso. La criminalità diviene il mezzo unico per giungere facilmente alla “potenza, che è cosa diversa dal potere”. E’ così che il film si sviluppa su diversi piani, tra i quali, ad un certo punto, l’aspetto emotivo sembra evaporare tra una sparatoria e l’altra. Un peccato, soprattutto considerando la raffinatezza con cui Castellitto gestisce i momenti relazionali tra i personaggi. L’unico personaggio realmente scolpito sul piano emotivo, è quello di Giorgio Quarzo Guarascio, fedele amico di Enea. Lo stesso Enea e, dunque, la relazione con Eva – interpretata da una leggiadra Benedetta Porcaroli – sono narrativamente asserviti alla rappresentazione di questo vortice di perdizione e ricerca di un obiettivo aleatorio. Forse, il giovane figlio d’arte, proprio come il protagonista da lui concepito, non si accontenta semplicemente di confezionare un buon film, ma sceglie di giocare la partita su un terreno diverso… il suo, quindi quello di un autore unico, che piaccia o meno. Il risultato è un film indubbiamente interessante, disinnescato in parte da esiti narrativi parziali.

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