Il celebre attore e regista romano lancia l’appello sui social per un mondo che rischia di scomparire definitivamente.
Le sue pagine social sono seguitissime, i fan non smettono di dimostrargli affetto e lui ricambia pubblicando aneddoti e ricordi di una lunghissima e fortunata carriera. Carlo Verdone nell’ultimo post però ha voluto smuovere le coscienze su una questione che riguarda la sua Roma ma anche l’Italia in generale.
Nella foto diffusa di recente si è fatto ritrarre in uno dei luoghi a cui è più legato ovvero il Piccolo Eliseo, girando lì alcune scene è stato sopraffatto dalla commozione e dalla nostalgia. A questi due sentimenti si aggiunge un po’ di rabbia per la mancanza di impegno da parte delle istituzioni e il messaggio diventa presto una richiesta d’aiuto.
Carlo Verdone e il grido d’allarme: “Bisogna intervenire, c’è poco tempo”
“Ultimo sopralluogo prima di tornare sul set. Rivisitare questo spazio teatrale mi ha commosso”, esordisce così Carlo Verdone in un post pubblicato sui social allegando la sua foto al Piccolo Eliseo di Roma. Il palcoscenico contribuì a consacrarlo come attore comico, anche in quel teatro portò alcuni dei suoi personaggi più iconici che proprio in quegli anni riempivano le sale al cinema.
L’attività teatrale durò poco, solamente due stagioni, ma ha lasciato un segno indelebile nella sua memoria: “Vennero grandi attori, registi, scrittori. Non sapevo cosa stava accadendo nella mia vita. Sempre esaurito”, poi l’aneddoto che non tutti conoscono: “Una sera c’erano due posti in terza fila centrali vuoti. Dentro di me dissi: ‘Non trova posto il sindaco, Craxi, Forlani e questi neanche avvertono’. In realtà quella sera Barbara Piattelli fu rapita mentre veniva a vedermi”.
Non solo perché qualche sera dopo dovette interrompere la tournée: “Mi prese un accidente. Per tre sere recitai con un gran dolore fino a quando non sospesi lo spettacolo un sabato sera dopo appena cinque minuti. Persi completamente la voce davanti a Ugo Tognazzi, Zeffirelli, Sarah Ferrati, Baudo, Romolo Valli e tanti altri”. L’impegno profuso in quelle settimane sfociò in un malessere fisico: “Sputai nel lavandino del mio camerino e uscì sangue. Avevo le corde vocali distrutte dallo sforzo nel fare 16 personaggi diversi”.
La chiosa infine è rivolta direttamente alle istituzioni: “Tornare all’Eliseo grande e a quello piccolo e trovarli vuoti, senza programmazioni, senza alcun botteghino, chiusi da inferriate con i lucchetti mi ha fatto rabbia. Abbiamo tanti bravi attori, nuovi autori, nuovi registi, perché gettare nel dimenticatoio luoghi di gran cultura? E potrei citare una marea di teatri in stato di abbandono. Questa è ormai una città grande, ma non più una grande città. Qualche uomo illuminato intervenga prima che tutto diventi l’ennesimo centro commerciale. C’è poco tempo!”.