Ci sono storie che, pur brevi, riescono a raccontare molto più di quello che mostrano in superficie. Episodi che, per quanto assurdi possano sembrare, finiscono per colpire proprio per la loro cruda normalità.
Come quello accaduto a Roma, dentro una metro affollata, a un uomo di Chiesa che non si è mai sottratto alla quotidianità. Il vescovo di Rimini, Nicolò Anselmi, è stato borseggiato mentre si trovava in viaggio verso un momento solenne: i funerali di Papa Francesco.
Il fatto è avvenuto nei vagoni della Linea A, una tratta ben nota a chi frequenta la capitale. Orari di punta, gente ovunque, bagagli, telefoni, spintoni. Un contesto perfetto per chi vive di furti silenziosi e mani rapide. E in mezzo a tutto questo, c’era anche monsignor Anselmi, con la sua croce pettorale ben visibile, diretto a San Pietro per dare l’ultimo saluto al Pontefice.
Il furto è avvenuto all’altezza della fermata Manzoni. In pochi attimi, qualcuno gli ha sfilato il portafoglio. Dentro c’erano i documenti, la carta d’identità vaticana, qualche contante e le carte di credito. Ma soprattutto, c’era il senso di una fiducia tradita. Perché, come ha raccontato lui stesso, mai si sarebbe aspettato di vivere un’esperienza simile proprio in un giorno tanto delicato.
A colpire, però, è anche il tono con cui il vescovo ha raccontato quanto accaduto. Nessuna rabbia, nessuna polemica. Solo una constatazione lucida e disarmante: “Mi dispiace più per chi ha commesso il furto che per me stesso”. Una frase che, in un attimo, sposta la prospettiva e lascia spazio alla riflessione. Chi ruba nella metro forse non sa chi ha davanti. Ma soprattutto, forse non si rende conto neanche del contesto in cui sta agendo.
Il vescovo ha poi fatto regolare denuncia presso il commissariato Viminale. Non per recuperare il denaro, quanto per segnalare un episodio che, purtroppo, non è affatto raro. Le linee metropolitane di Roma sono spesso teatro di borseggi, come dimostrano anche le statistiche della polizia locale. E questo caso, benché insolito per la figura coinvolta, ne è solo l’ennesima conferma.
C’è anche un altro elemento che vale la pena sottolineare. Monsignor Anselmi, nonostante il furto, non ha rinunciato a partecipare ai funerali del Papa. Ha proseguito il suo percorso, con la stessa semplicità con cui si era messo sulla metro, senza auto blu né scorte. Un gesto che dice molto sul suo stile personale, ma che racconta anche un pezzo di Chiesa che continua a muoversi tra la gente, senza clamori.
Ora resta una domanda aperta. Non tanto su chi sia stato il borseggiatore o se verrà identificato, quanto piuttosto su cosa racconti questo episodio della nostra vita urbana. È ancora possibile vivere la città con fiducia? E che tipo di umanità si incrocia davvero ogni giorno nei vagoni della metro?
A volte basta una storia così, breve ma vera, per riaprire domande più grandi.