L’incredibile spy story dell’insospettabile vicino di casa che da uno dei quartieri più popolari di Roma violava la sicurezza nazionale in favore delle potenze straniere
Carmelo Miano, 23 anni di Gela, si è infiltrato in alcuni dei sistemi informatici della Guardia di Finanza, del Ministero della Giustizia e di altre importanti realtà italiane. L’uomo è stato arrestato in flagrante all’interno del suo appartamento alla Garbatella, uno dei quartieri più popolari e caratteristici della capitale, trasformato in un vero e proprio centro operativo da cui eseguiva attacchi mirati e violazioni di sistemi giudiziari e sanitari italiani.
Un cosiddetto hacker è quella persona esperta in informatica che utilizza le proprie abilità per accedere a sistemi informatici, reti o dispositivi elettronici. Gli hacker possono scoprire vulnerabilità, risolvere problemi tecnici o arrivare anche a commettere atti illegali. Alcuni di loro sono talmente appassionati o ossessionati di programmazione che cercano di dominare le stesse macchine, smontando i sistemi per scoprire le loro caratteristiche e peculiarità nascoste.
L’hacker della porta accanto
Una spy story degna di un film di spionaggio. L’insospettabile della porta accanto che nel segreto del suo appartamento, magari nel silenzio generale della notte, seduto davanti al suo potente computer, violava i segreti italiani infiltrandosi nelle pieghe dei sistemi informatici più sensibili del nostro paese. Carmelo Miano, 24 anni, tecnico informatico originario di Gela, era considerato un mago dei computer. Negli ultimi mesi aveva cercato di far raffreddare la sua posizione perchè si era reso protagonista di alcuni violazioni molto gravi e sapeva che gli investigatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni già da tempo gli stavano dando la caccia proprio perché aveva violato i server più segreti del Paese, come quelli del ministero della Giustizia, di uffici giudiziari, ma anche di importanti società di telecomunicazioni, arrivando persino a violare quelli della Guardia di Finanza. Miano aveva creato una rivendita illegale virtuale con un nome curioso, Berlusconi Market. Aveva tre milioni di dollari in bitcoin e dalla sua casa alla Garbatella era arrivato ad avere contati con gli hacker russi, come ad esempio quelli Russian Market 99, tra i più noti tra gli esperti del settore. E proprio questo ultimo aspetto, rende la sua posizione molto più delicata e da chiarire prima possibile.
Tradito dal porno
Nel corso dell’indagine, è emerso che non si trattava di un semplice hacker dilettante, ma di un vero esperto di crittografia e scambio di criptovalute, ma la sue intenzioni erano diverse, Miano infatti puntava a violare archivi giudiziari per comprendere se lo stato stava indagando sul suo conto, ottenere credenziali riservate di amministratori di sistema e accumulare informazioni sensibili per arricchire il suo archivio personale. Nel corso dell’indagine, gli investigatori hanno piazzato una telecamera dietro la sua scrivania all’interno del suo monolocale nel quartiere romano della Garbatella e proprio grazie al minuscolo occhio elettronico hanno potuto scoprire che lui spiava le procure che lo indagavano e scaricava le informative che lo riguardavano. In pratica, nel più classico gioco di guardia e ladri, loro lo spiavano e lui spiava loro. Carmelo Miano adesso si trova in isolamento nel carcere di Regina Coeli, rischia una condanna fino a 30 anni e nel corso del primo interrogatorio ha ammesso di essere proprio lui la persona che stavano cercando. Gli investigatori sono riusciti ad arrivare a lui nella maniera forse più banale, infatti a tradirlo è stata la traccia lasciata navigando su un sito porno. Da lì, rintracciando il suo Ip, gli investigatori sono arrivati a Roma e quando sono entrati nel suo appartamento hanno trovato tutti i terminali accesi pronti per violare qualche altro sito sensibile e carpire informazioni riservate.