I romani sono sempre più stressati: c’è un comportamento che si ripete e che testimonia le enormi difficoltà dei cittadini che vivono nella capitale. Una situazione pericolosa
Cosa sta succedendo ai romani? Per quale ragione i cittadini che vivono nella capitale (ma lo stato si può ampliare anche a tutti gli abitanti della Regione Lazio) sono sempre più stressati e ansiosi? Gli ultimi dati testimoniano una situazione molto grave, che è scaturita in alcuni comportamenti che continuano a ripetersi. Si è acceso un vero e proprio campanello d’allarme in città. I dati recenti mostrano infatti che, insieme alla depressione (che resta a tutti gli effetti la patologia più diffusa), esistono altri stati d’animo che si stanno diffondendo con forza.

Stiamo parlando di tutte quelle condizioni che generalmente associamo a stress, tensione emotiva e ansia: ovvero le cosiddette sindromi nevrotiche e somatoformi. Il recente rapporto sviluppato dal dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio, ha permesso di analizzare una lunga serie di dati, provenienti dai sistemi digitalizzati dei più importanti ospedali capitolini: i dati (che fanno riferimento ai ticket emessi, sono piuttosto chiari.
Ansia, stress, nevrosi e comportamenti sempre più al limite
I disturbi più frequenti restano le sindromi nevrotiche e somatoformi: si presentano quando ansia e stress generano sintoni fisici concreti, ma che non sono però riconducibili ad alcuna patologia medica specifica: diventano quindi difficili da riconoscere ed inquadrare in un ambito psichiatrico e possono quindi far ritardare gli interventi specifici per provare a risolvere la situazione in ambito medico.

Il dossier specifica come i livelli di stress tra i romani siano clamorosamente saliti, con sempre più pazienti che confermano di aver sofferto di episodi di mal di testa, mal di stomaco o mal di schiena, difficoltà ad addormentarsi (insonnia) o a respirare, capogiri o giramenti di testa inspiegabili, sentimenti persistenti di nervosismo, irritabilità o cattivo umore senza una causa apparente. Sintomi che sono peggiorati sensibilmente, dalla pandemia in poi, soprattutto tra gli adolescenti, sempre più portati (come testimoniano i numeri) a ricorrere a consulti medici. Cresce anche il numero di persone che soffrono di ipocondria (paura eccessiva e infondata di avere una malattia grave)..
In aumento il numero dei ricoveri: i dati sono eloquenti
L’unico modo per intercettare l’entità di queste patologie è quando il disagio diventa così forte da spingere i pazienti a rivolgersi direttamente a uno specialista o, nei casi più gravi, al ricovero. Lo scorso anno, le strutture sanitarie del Lazio hanno registrato 728 ricoveri per nevrosi e patologie correlate.

Di questi pazienti, ben 440 (ovvero più del 60%) erano di sesso femminile. Il trend sembrerebbe in aumento: nei primi sei mesi del 2025, i ricoveri avevano già raggiunto quota 413 persone, con una preponderanza femminile che, seppur leggermente ridotta rispetto all’anno precedente (poco meno del 58%), rimane significativa.
La Depressione e la Schizofrenia: Le Altre Grandi Sfide
Nonostante il forte aumento delle sindromi nevrotiche, la malattia che resta più diffusa (secondo i dati) è la depressione: diagnosi che è stata registrata in quasi duecentomila romani (199.860 per la precisione). Un numero decisamente alto: l’incidenza massima si è registrata nelle fasce di età più anziane, con le donne che hanno fatto registrare numeri più alti: (55.4 contro 24.8 ogni mille).

In contrasto con la depressione, i disturbi dello spettro schizofrenico (diagnosticati a oltre sedicimila cittadini) colpiscono prevalentemente gli uomini (61,5%) e si manifestano più precocemente, spesso già nella tarda adolescenza, a partire dai 18 anni. Nelle donne, i sintomi tendono a comparire più tardi, intorno ai 25-30 anni.
Il comportamento che i romani ripetono con forza
I romani sono sempre più depressi e ansiosi: e sono stati protagonisti di un comportamento che si è ripetuto nel tempo. Il dossier evidenzia come siano aumentati in modo sensibile, il numero delle persone che hanno deciso di ricorrere ai farmaci antidepressivi. Lo scorso anno il dato si assestava intorno al due per cento. Nel 2025 è cresciuto fino al 6,4 per cento. Un aumento clamoroso, che conferma questa tendenza.

La richiesta di maggiori attenzioni alla salute mentale, soprattutto dopo gli anni difficili della pandemia, evidenzia la necessità di rafforzare i servizi territoriali, rendendo l’accesso agli specialisti più facile e meno oneroso, e intercettando il disagio prima che si trasformi in patologia grave che richieda il ricovero.