Una storia che ha commosso l’intero quartiere dove si è verificata una situazione davvero ai limiti, ma il senatore non ha resistito
Una favola dei nostri tempi. Magari ce ne sono tante ogni giorno e saperle tutte non è facile anzi c’è anche chi non vuole farle sapere, come in questo caso, ma l’emozione della persona è stata talmente tanta che non ce l’ha fatta a tenerla segreta.
E’ una storia che aveva raccontato il quotidiano Il Messaggero, di una persona, che il giornale aveva chiamato Mario, con un nome di fantasia, ma solo perché non voleva che la sua famiglia fosse associata alla storia che si veniva a raccontare, ovvero di un signore di sessant’anni che è svenuto in zona Prati visto che erano tre giorni che non mangiava perché tutto quello che procurava lo dava alla sua famiglia.
Già perché per per la fame, Mario era nell’appartamento che ha costruito con le sue mani insieme al papà come si faceva una volta nella Roma della rinascita. E non aveva più speranze. Poi ha ricevuto la bella notizia: Claudio Lotito, il presidente della Lazio, è pronto a offrirgli un lavoro.
Devo ancora metabolizzare, non ci credo, è una cosa enorme, è gente di un certo livello… e sanno di me? Vogliono addirittura aiutarmi? Ho il colloquio domani (oggi ndr)» ha sussurrato Mario, posando sul tavolo della cucina le bollette. Il volto più disteso, gli occhi illuminati dallo stupore di chi si ritrova (come tanti altri) a sopravvivere in una città nella quale difficilmente gli “ultimi” incontrano gli altri. Come quel giorno, quando è svenuto per la fame.
Lotito si commuove e lo fa assumere
«Da tre giorni non mangiavo, erano finiti i risparmi, qualunque cosa riuscissi a racimolare era per la mia famiglia”, raccontava Mario che spiega “bevevo solo acqua, ho tentato anche di farmi ricoverare in ospedale per avere un pasto, ma le analisi andavano bene e mi hanno mandato via: sapevo che prima o poi non ce l’avrei fatta, ma ho continuato, fino alla stremo, a bussare a negozi di alimentari, forni, tintorie, bar, per chiedere se servisse una mano per le consegne“. È arrivato nel quartiere benestante di Prati, dove l’ombra del Cupolone sembra proteggere ogni desiderio. «Magari lì, qualcuno mi darà lavoro» ha pensato.
Poi, ieri, la svolta. La dottoressa Cristina Mezzaroma, presidente della Fondazione S.S. Lazio 1900, meglie del presidente Lotito, ha letto la storia sul Messaggero e ha voluto il contatto di Mario per offrirgli un lavoro. «A febbraio mi hanno licenziato – racconta – ristrutturavo appartamenti, mi hanno detto che ho “una certa età dopotutto”. Non mi sono mai arreso, sono forte io, ho cercato lavoro ovunque, ma nessuno dà lavoro a un sessantenne, ovunque vada mi dicono “grazie, le faremo sapere”».
Ha bussato anche alle pompe funebri «per fare lo spallatore, chi porta in spalla i feretri: sa cosa mi hanno detto? “Cerchiamo giovani e aitanti”…». Nella sua vita Mario ha sempre lavorato: «Come autista, ho la patente C e ho anche guidato le Gru: per un periodo mi sono occupato di soccorso stradale, un lavoro non facile se ti ritrovi davanti a incidenti mortali, ma quando si tratta di lavoro si deve essere forti e contenere anche le emozioni». Farebbe di tutto per avere un lavoro e assicurare un presente alla sua famiglia. «Anche cambiare squadra ovviamente, perché io tifo Juve….»