Per la terza volta negli ultimi cinque anni è stata sgomberata l’area dell’ex Penicillina. Ma tra i residenti monta la protesta: “Tra una settimana tutto tornerà come prima”
Terzo sgombero nel corso degli ultimi cinque anni dell’edificio in cui sorgeva la fabbrica dell’ex Penicillina, in via Tiburtina 1040. Una lunga serie di volanti della Polizia, dei Carabinieri e della Polizia Locale hanno occupato una corsia della carreggiata ed hanno provveduto a sgomberare l’area, che da tempo era occupata in modo abusivo da stranieri e senza fissa dimora. L’intervento delle forze dell’ordine ha permesso di allontanare i “nuovi residenti”; alcuni sono stati fermati ed identificati, altri sono riusciti a darsi alla fuga.
Lo stabile che sorge tra Tor Cervara e San Basilio è abbandonato da anni ed è molto spesso teatro di spaccio, prostituzione e schiamazzi. Innumerevoli le chiamate dei residenti alle forze di Polizia. Per l’area si è trattato del terzo sgombero, dopo quello del 2018 e quello del 2022. Per consentire agli agenti di intervenire è stata chiusa per gran parte della giornata di ieri una delle corsie della via Tiburtina, nel tratto che era stato inaugurato pochi giorni fa per permettere agli appassionati di poter recarsi a vedere le gare della Ryder Cup di Golf.
L’intervento e il tentativo di fuga
Le automobili potevano avanzare solamente su una delle tre corsie disponibili: le due interne erano invece occupate da alcune vetture della polizia e da un’ambulanza, che è stata chiamata ad intervenire dopo che una delle ragazze presenti nella struttura aveva avuto un malore. Trentadue le persone identificate: quasi tutte straniere. Alcuni, una volta avvistate le pattuglie delle forze dell’ordine, hanno cercato di allontanarsi, per evitare di essere bloccati ed identificati. Un uomo è fuggito ed ha attraversato di corsa la via Tiburtina, correndo tra le macchine che si trovavano incolonnate per la fila che si era creata. Gli agenti di Polizia lo hanno raggiunto in un secondo momento ed arrestato. L’uomo, insieme agli altri 31 che sono stati bloccati e schedati, ha lasciato lo stabile con i due pullman messi a disposizione dalla Questura.
La zona dell’ex Penicillina è da sempre al centro delle polemiche. In passato erano stati stanziati circa sei milioni nel bilancio comunale per l’abbattimento della struttura. Fondi che però sono stati dirottati altrove. Su altre “voci di spesa”. Una notizia che ha portato i residenti nella disperazione. “I cittadini hanno paura – dichiarò ai nostri microfoni Carlo, un residente – è una zona senza controllo, quello che può accadere non lo sa nessuno. Sono 4 ettari senza controllo. Lo stanziamento di quei soldi per l’abbattimento aveva dato speranza a tutto il settore est della città. La ex penicillina è stata ancora una volta considerata un aspetto minore”. Il timore più grande è che la zona potesse trasformarsi in una nuova Caivano: “Lì dentro può accadere di tutto, non c’è controllo. La gente ha paura e può accadere un’altra “Caivano” anche qui ma il Comune fa finta di non vedere. Io voglio che si muovano, non è possibile aspettare un altro incendio o un’altra “Caivano” perchè è semplicissimo che possa accadere qua dentro”, ha continuato un altro residente. “La ex penicillina – aggiunge Lillo, abitante di San Basilio – potrebbe diventare una occasione di rilancio per il quartiere, potrebbe diventare un polo universitario visto che La Sapienza è qui vicino. Portare questo spazio in un luogo aperto all’università vorrebbe dire portare in periferia un servizio qualificante”.
I residenti chiedono certezze
Il minisindaco del Municipio Massimiliano Umberti ha postato sulla sua pagina Facebook la notizia dello sgombero, provocando la reazione di numerosi residenti: “La prossima settimana sarà ripopolato: non se ne esce, finché la struttura rimane così”, ha scritto un’utente. “Così poi lo rioccupano e poi dovrà essere risgomberato….evviva! Sempre a fronteggiare le emergenze perché manca il controllo e la pianificazione preventiva!”, ha ribadito un altro ragazzo che vive nella zona. “O si riqualifica o si demolisce altrimenti ci sarà sempre e comunque questo problema: le nostre forze dell’ordine devono essere impiegate a fare altro quindi secondo me questa è l’occasione giusta per risollevare il problema e prendere una decisione che sia risolutiva, una volta per tutte!”, ha ribadito Valentina, una ragazza che abita in zona. “Bisogna intervenire su quella struttura o si riqualifica o si demolisce!! Privato o no.. non è possibile giustificare più una tale condizione di grave degrado strutturale che consegue poi su un grave degrado sociale.. il Comune avvii una causa con la proprietà denunciando alla Procura tale stato di cose.. si vincoli la proprietà ad intervenire ! È talmente fatiscente che non esiste essere umano che può stare in quelle condizioni di pericolo e malsane di cui la proprietà e le autorità hanno grosse responsabilità”, ha ribadito un’altra residente.
Dall’esaltazione al degrado: la storia della fabbrica di Penicillina
La struttura che ha ospitato la fabbrica di Penicillina è stata la prima in assoluto a sorgere in Italia e a produrre il farmaco. Sir Alexander Fleming, scopritore della penicillina e il conte Giovanni Armenise, proprietario dei terreni ed amministratore delegato della Banca Nazionale dell’Agricoltura, furono presenti all’inaugurazione del 21 settembre 1950. “Ho visto ora la fabbrica di Penicillina LEO – dichiarò Fleming – ed ho avuto grande piacere. Negli ultimi anni ho visto numerose fabbriche di penicillina, in diversi paesi, ma nessuna era più attraente di questa. La penicillina è stata il primo antibiotico che abbia avuto successo, ma ora ve ne sono altri ed auspico di visitare la LEO di nuovo in avvenire e di vedervi prodotti tutti gli antibiotici. La terapia antibiotica non è una fase effimera della medicina. Sarà duratura”.
La fabbrica rimase in vita fino ai primi anni 2000, prima di cedere l’intera attività a Pomezia, nel polo industriale. L’area era stata inizialmente destinata ad una struttura alberghiera (del Gruppo Alberghiero Internazionale Domina Hotels), ma il progetto fallì a causa di gravi limitazioni d’uso conseguenti un decreto di esproprio nell’anno 2006, che prevedeva l’allargamento della via Tiburtina Valeria (opera realizzata solo nelle scorse settimane). Da quel momento in poi la struttura è rimasta abbandonata. All’interno sono rimaste le macerie, l’amianto, i rifiuti e zone occupate abusivamente.