Scorie nucleari e il mistero dei 21 siti di stoccaggio nel Lazio, tutti in provincia di Viterbo: sindaci in rivolta

Un mese fa il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha diramato la lista dei siti scelti per smaltire i residui nucleari per l’Italia. Tra le sei regioni scelte c’è anche il Lazio, con ben 21 postazioni

L’Italia, come previsto dalle norme Ue, da decenni deve realizzare un deposito nazionale delle scorie nucleari, dato che i nostri rifiuti radioattivi vengono da sempre stoccati in depositi posti in Francia e Gran Bretagna. Ecco perchè il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, a dicembre scorso e dopo anni di attese e rinvii, ha diramato una prima lista di siti che avrebbe individuato in alcune regioni italiane dove poter sotterrare i rifiuti nucleari.

La paura delle scorie radioattive in Italia – Romacityrumors.it –

 

In totale sono 51 i siti prescelti, concentrati in 5 zone su 6 Regioni: 10 in Basilicata (5 nel Materano e 5 nel Potentino), 4 fra Basilicata e Puglia, 21 in Lazio (nel Viterbese), 5 in Piemonte (nell’Alessandrino), 1 in Puglia (a Gravina), 8 in Sardegna (2 nell’Oristanese e 6 nel Sud Sardegna), 2 in Sicilia (nel Trapanese).

La stranezza dei siti scelti nel Lazio

Da decenni l‘Italia deve realizzare un deposito nazionale delle scorie nucleari, questo è quello che prevedono le norme dell’Unione europea in materia di residui così pericolosi. In tutti questi anni i nostri governi hanno spedito i rifiuti radioattivi, prodotti sul nostro territorio, in Francia e Gran Bretagna, ma questo a breve non sarà più possibile. Ecco perchè, a fine 2023, il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha pubblicato una lista di 51 siti di stoccaggio, per stoccare i 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media intensità e 17mila ad alta intensità, distribuiti però soltanto su sei regioni del territorio nazionale, di cui però ben 21 nel Lazio e tutti nella Tuscia, una delle zone più apprezzate della nostra regione. Una decisione che ha immediatamente provocato le proteste degli abitanti, di sindaci e amministratori comunali di tutti i comuni coinvolti. Il Lazio ha il maggior numero di siti idonei rispetto a tutte le altre regione scelte e tutti nel Viterbese, nei comuni di Montalto di Castro, Canino, Cellere, Ischia di Castro, Soriano nel Cimino, Vasanello, Vignanello, Corchiano, Gallese, Tarquinia, Tuscania, Arlena di Castro, Piansano, Tessennano.

La Tuscia, nel Lazio, la zona con più siti scelti – Romacityrumors.it –

 

Una grande manifestazione di protesta

Ovviamente, dopo un primo momento di smarrimento, tutti i comuni interessati hanno cominciato alcune azioni dimostrative di protesta sia a livello ufficiale, con lettere e mozioni comunali dei sindaci interessati, sia con mobilitazioni popolari di assemblee e comitati di cittadini che rigettano l’idea di veder sotterrare sotto i loro piedi materiali così pericolosi, nel rispetto delle scelte delle comunità locali, del diritto alla autodeterminazione e della salvaguardia dei territori dell’ambiente e dell’economia locale. Per domenica prossima 25 febbraio è stata organizzata una grande mobilitazione popolare. Si chiamerà infatti “Tuscia in movimento”  la marcia pacifica organizzata da tutti i 60 comuni della Tuscia uniti contro questi depositi di scorie nucleari che dovrebbero sorgere proprio nella provincia di Viterbo. “Dopo meno di due settimane dall’annuncio della marcia”, dicono dai comitati promotori dell’iniziativa, “è stata raccolta la piena adesione delle istituzioni e una straordinaria partecipazione di 170 tra associazioni e comitati”. Intanto la Provincia di Viterbo, tra gli enti che hanno aderito alla marcia, dopo il via libera unanime dell’assemblea dei sindaci, ha presentato ricorso al Tar contro “l’inserimento nella Cnai di tutte le 21 aree individuate come idonee per ospitare l’insediamento del deposito nazionale delle scorie radioattive“. La partita di certo non è finita qui.

 

Impostazioni privacy