Associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope e produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope.
Queste le accuse, a vario titolo, nei confronti di sei persone, quattro uomini di 50, 44 e 25 anni e due donne, di 41 e 46 anni, che sono state arrestate all’alba di questa mattina, giovedì 12 ottobre, nel quartiere Quarticciolo a Roma.
Tre di loro sono destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e tre agli arresti domiciliare emessa dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Roma. L’operazione è stata eseguita dai carabinieri della compagnia di Roma Casilina.
Le indagini
Il provvedimento è frutto di un’articolata indagine cominciata nel 2019 e finita nel 2022, coordinata dall’Antimafia e condotta dai carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Roma Casilina.
Gli 007, con l’ausilio di attività tecniche, hanno raccolto gravi elementi indiziari sull’esistenza di un’associazione criminale strutturata, composta da persone italiane che gestivano la vendita al dettaglio di cocaina, crack e hashish nel quartiere Quarticciolo, dove si trova una delle piazze di spaccio più fiorenti della Capitale.
A capo del gruppo un presunto appartenente alla ‘ndrangheta
Secondo gli inquirenti e gli investigatori, a capo del gruppo c’era un uomo di origini calabresi, che questa mattina è stato colpito dall’ordinanza di custodia cautelare, ma è già recluso nel carcere di Parma. Apparterrebbe alla cosca ‘ndranghetista di Lamezia Terme.
L’attività di spaccio era aperta h24 ed organizzata in tutti i dettagli, anche con vedette al controllo del quartiere in caso di arrivo delle forze dell’ordine. I gruppi di spaccio erano organizzati gerarchicamente, attraverso una divisione dei ruoli e di turni organizzati tra gli appartenenti all’associazione a delinquere.
Il linguaggio in codice per sviare le indagini
Per non farsi scoprire dai carabinieri, gli indagati utilizzavano un linguaggio criptico, chiamando la droga “conetti”, o “biglietti”. In caso di grossi carichi di stupefacenti, il sodale chiamato ad occuparsene diceva di doversi recare a una “festa”.
Un bunker dotato di un sistema di allerta con le lampadine
Il gruppo aveva allestito un bunker all’interno di una cantina, da cui il pusher riforniva i clienti. L’ambiente era serrato e sorvegliato dalle telecamere e due lampadine colorate azionate all’esterno che servivano a segnalare al pusher l’eventuale arrivo delle forze dell’ordine.
Un giro di affari di 500mila euro annui
I carabinieri di Roma Casilina durante le indagini hanno stimato un giro di affari di circa 500mila euro annui. E per garantirsi la lealtà degli appartenenti, i guadagni venivano usati dall’organizzazione anche per garantire il sostentamento delle famiglie degli indagati quando questi ultimi erano detenuti, e anche per il pagamento delle spese legali, creando di fatto un ammortizzatore sociale.
Durante le indagini fu arrestato un minorenne
È stato accertato anche il coinvolgimento di minorenni, uno dei quali è anche stato arrestato in flagranza per spaccio di stupefacenti durante le indagini. Nello stesso periodo, quindi dal 2019 al 2022, sono finite in manette otto persone.
Altre nove invece indagati, sono risultati sempre coinvolti con ruoli minori nello smercio al dettaglio di stupefacenti e saranno rinviati a giudizio senza applicazione di misure cautelari.