La mamma di Fabrizio Diabolik scrive al ministro Nordio: “Inconcepibile l’evasione di Petoku”

Il boss albanese, condannato a 12 anni, era stato affidato ad una comunità di recupero a Nola. “Inconcepibile che un giudice gli abbia concesso di uscire dal carcere”

Dopo un solo anno passato in carcere (dei dodici ai quali era stato condannato), e nonostante il parere contrario della Procura di Roma, era stato trasferito in una comunità di recupero a Nola, in provincia di Napoli. Struttura dalla quale è riuscito a fuggire. Dorian Petoku, nome di spicco della criminalità romana, è tra i protagonisti del mercato della droga capitolina: dopo essere stato arrestato e condannato a dodici anni di reclusione, nell’ambito dell’inchiesta Grande Raccordo Criminale.

La mamma di Fabrizio Diabolik, ex capo degli Irriducibili, scrive al ministro Nordio – Roma.Cityrumors.it

Il nome di Petoku era legato a quello di Fabrizio Piscitelli e dopo l’omicidio dell’ex capo della Curva biancoceleste, si era messo in proprio, allargando il suo giro d’affari. La sua evasione dal centro di recupero di Nola, ha portato la madre di Fabrizio Piscitelli, in arte Diabolik, a scrivere una lunga lettera al ministro della Giustizia Carlo Nordio. Sono un’anziana madre addolorata che aspetta da oltre quattro anni che si faccia luce sui mandanti dell’omicidio di mio figlio Fabrizio ucciso il 7 agosto 2019. Esecuzione avvenuta al parco degli Acquedotti in piena estate e sotto gli occhi di tutti i presenti, bambini inclusi. Le diverse scelte di mio figlio, che sono andate ben oltre i dettami educativi della famiglia, non mi impediscono di scriverle e di rappresentarle tutto il mio sdegno in merito alla fuga di un tale albanese Dorian Petoku di cui poco importa che rapporti avesse con mio figlio”.

Il boss albanese, nonostante fosse stato condannato a dodici anni, è rimasto in carcere solo un anno: “Trovo allarmante invece sapere che questo soggetto dopo i faticosi tentativi per ottenere l’estradizione dall’Albania abbia ottenuto da un giudice il collocamento in comunità con dotazione del braccialetto per scontare i suoi 12 anni”, ha continuato la madre di Fabrizio Piscitelli, ucciso al parco degli Acquedotti di Roma il 7 agosto del 2019. Petoku era stato condannato a luglio del 2022 a 12 anni di carcere perché secondo l’accusa avrebbe rifornito di droga l’organizzazione capeggiata prima da Diabolik, poi da Fabrizio Fabietti. Una decisione, quella del trasferimento in comunità, aggiunge la madre di Piscitelli, “contraria al parere sensato e significativo dei pm che ben conoscevano evidentemente la pericolosità e la caratura del soggetto”.

A sinistra Dorian Petoku, il boss albanese fuggito dalla struttura di Nola – Roma.Cityrumors.it

Le domande al ministro Nordio

La madre di Piscitelli rivolge poi al ministro una serie di domande che, sottolinea, “sorgono spontanee a chi ha un modesto intelletto malgrado l’età avanzata”. “Il parere dei pm della Dda che notoriamente hanno un grande spessore, preparazione e conoscenza della criminalità mafiosa a Roma, ha valore oppure è solo spunto a cui un giudice può contrapporsi? – chiede – Un Gip nella sua autonomia e discrezionalità è esonerato da un’attenta e autentica disamina di quanto emerge dagli atti di indagine relative a un individuo? Nel caso specifico un tale provvedimento palesemente inadeguato verrà posto al vaglio di un organo competente?”.

Ancora: “Cosa dovrò aspettarmi come madre e cittadina che vuole giustizia per l’omicidio del figlio? Che tutti i colpevoli dall’esecutore materiale ai mandanti a cui mi auguro si arrivi se la caveranno con perizie discutibili e con giudici compiacenti? Devo attendermi prossimi soggiorni in strutture ‘alberghiere’ perché drogati o malati psichici ? Devo prepararmi agli stravolgimenti da parte del Tribunale e della Corte d’Appello a cui spesso attoniti assistiamo ?”, chiede ancora la mamma di Fabrizio Piscitelli. “Agli occhi di un ministro della Giustizia oltretutto magistrato, non può sfuggire l’assurdità di una simile decisione di un Gip, né il fatto che Roma anche in assenza di lupare, coppole e scacciapensieri sia da tempo nelle mani di mafie calabresi, camorriste, albanesi, nigeriane” scrive ancora la donna.

L’appello al ministro Nordio

“Se e come mio figlio ne abbia fatto parte è per me solo ulteriore fonte di dolore che però non inibisce o tacita l’aspettativa di avere giustizia. Io confido fortemente nei magistrati della Dda che seriamente si occupano del caso e che soprattutto si dedicano alla lotta contro la criminalità”. “Voglio sperare che lei nei suoi pieni poteri e doveri voglia appurare le motivazioni del provvedimento emesso da questo giudice a favore di Dorian Petoku che di certo non risulta essere il povero ‘tossicodipendente’ ma un abile e lucido latitante proteso probabilmente a evitarsi le conseguenze di altri provvedimenti giudiziari”, conclude.

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