Don Coluccia: “Non mi fermeranno”. E svela la promessa di Giorgia Meloni

Il sacerdote, aggredito a Tor Bella Monaca durante una manifestazione, guarda avanti: “Tornerò in strada”. Poi sul Premier…

L’aggressione subita a Tor Bella Monaca, non ha minimamente scalfito Don Antonio Coluccia. Il prete Anti-Mafia, che da anni si batte aiutare i giovani delle periferie romane, è stato oggetto di un agguato durante una manifestazione. Un uomo su un motorino ha cercato di investirlo: la strage è stata evitata grazie al pronto intervento degli uomini della scorta, che hanno bloccato l’aggressore.

Don Antonio Coluccia, il prete anti Mafia, ha subito un agguato a Roma – Roma.Cityrumors.it

Don Coluccia non ha nessuna intenzione di farsi intimidire. Anzi, le minacce e i tentativi di aggressione, lo hanno convinto a proseguire sulla sua strada. In nome della legalità e nel tentativo di regalare un futuro a centinaia di giovani, attraverso lo sport, la cultura e tutta una serie di iniziative sul territorio che continua a portare avanti.

Don Antonio Coluccia: “Molti territori hanno bisogno di noi”

“Pensavano di farmi fuori ma non mi fermeranno. Tornerò in strada, ci sono territori che hanno bisogno di noi”, ha dichiarato Don Antonio Coluccia al Tg1. “Abbiamo dato fastidio. Alla criminalità non piace quando arrivano le autorità, gli onorevoli e coloro che hanno gli strumenti per cambiare il territorio”. A proposito di autorità, il sacerdote svela le parole che Giorgia Meloni gli ha comunicato nell’incontro a Palazzo Chigi. Il Premier si è impegnata a seguire Don Coluccia nel suo lavoro: “Ha promesso che farà un giro nelle periferie, quando e come non lo so ma ha promesso che verrà”, ha detto. Al termine dell’incontro, la presidente si è detta “Orgogliosa di aver ricevuto a Palazzo Chigi don Antonio Coluccia, il sacerdote aggredito a Tor Bella Monaca a Roma. A nome del Governo ho voluto esprimergli la massima solidarietà e il pieno sostegno per l’infaticabile impegno nel condurre le sue battaglie quotidiane contro la criminalità organizzata, lo spaccio di droghe e l’illegalità. A lui tutta la nostra gratitudine”

Il sacerdote ricorda i momenti dell’aggressione e ammette di “aver avuto paura”. Tutto è successo in pochi istanti: “Quando ha fatto l’accelerata me lo sono visto proprio che mi colpivaracconta -, poi la scorta che ringrazio mi ha spostato e salvato. L’aggressione mi ha segnato, non pensavo si potesse arrivare a un’azione del genere”. Don Coluccia è sempre in prima fila e combatte da anni contro l’illegalità. “Mi sento in pericolo già da tempo perché sto portando via i soldi alle associazioni criminali, il loro welfare, la droga – ha aggiunto -: ogni volta che io presidio una piazza di spaccio sono 10-15-20mila euro che se ne vanno. Ecco perché a chi è assoggettato a questo mondo non va bene la mia azione pastorale, non vanno bene polizia di Stato, carabinieri, e Guardia di Finanza. Ma cittadini onesti ce ne sono tantissimi, e hanno il diritto di vedere persone positive che le possano aiutare ad organizzare la speranza”.

Don Antonio Coluccia, nell’incontro a Palazzo Chigi con Giorgia Meloni – Roma.Cityrumors.it

L’amico: “La famiglia è preoccupata”

Antonio Sacco, che frequenta la parrocchia San Filippo Apostolo da sempre, è uno degli amici di Don Coluccia e dichiara che la famiglia è in pensiero per lui: “Si è sempre dedicato ad aiutare i meno abbienti. Quando all’inizio diceva messa, d’inverno, li andava a cercare e li portava a dormire in chiesa. Qui lui è il viceparroco, riceve a volte la domenica. Lo fa perché è la sua vocazione, la sua passione. E non è la prima volta che rischia la vita. Anche la sua famiglia, giù in Salento, ha paura per lui. Cerca di salvare i ragazzi, da sempre. Se più persone lo aiutassero, sarebbe davvero una svolta“, conclude.

Unanime la solidarietà politica, dal Premier al Presidente della Regione Rocca, fino al Sindaco Gualtieri. “Atti intimidatori come quello consumato – le parole del vescovo Baldo Reina, vicegerente del Vicariato di Romanon scoraggeranno don Antonio nella sua delicata missione”. Il minisindaco del quartiere, Nicola Franco (FdI) ha scritto alla premier, Giorgia Meloni, e ai ministri competenti, per chiedere “uomini e mezzi”. “Negli anni 90, quando fu inaugurata – l’amara costatazione del presidente del Municipio delle Torri -, la stazione dei carabinieri di Tor Bella Monaca aveva 53 uomini, oggi, trenta anni dopo ne abbiamo 28”. 

 

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