L’ ARPA, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, ha diffuso gli ultimi dati sulla qualità dell’aria che da giorni respiriamo nella nostra città
Le conseguenze del rogo del 31 dicembre a Mezzocammino continuano, a distanza di poco più di una settimana, a preoccupare i residenti della zona anche non direttamente coinvolti nella catastrofe dovuta al fuoco nell’autorimessa sotterranea tra Largo Jacovitti e viale Bonelli. Mentre, dopo le festività, tutte le attività sono riprese come se niente fosse, compresi i bambini tornati nelle scuole della zona.
La mattina del 31 dicembre scorso era stato l’odore acre a svegliare i residenti della zona. Poi la colonna di fumo nero che si era alzata in cielo, dopo che le fiamme avevano avvolto quella discarica abusiva segnalata dai residenti da anni, aveva avvolto Mezzocammino e una porzione del quadrante che circonda quella parte di Roma.
Un disastro peggiore di Malagrotta
Dopo Malagrotta ora ecco Mezzocamino. Non c’è pace per questa parte della Capitale, quella posizionata a sud-ovest tra l’Aurelia e la Magliana. Dopo l’incendio di Malagrotta prima di Natale, che aveva mandato in fumo l’ultimo tmb ancora in funzione nell’impianto di smaltimento rifiuti dell’AMA, l’ultimo giorno dell’anno è arrivato anche il rogo che ha bruciato una discarica abusiva a Mezzocamino, con conseguente altissima colonna di fumo nero pestilenziale che si è alzato nella zona di Villa Bonelli. A bruciare sono stati materiali di risulta, pezzi di mobili, vernici, solventi, fili elettrici, plastica, buste dal contenuto ignoto. Ed è accaduto quello che tutti i residenti hanno temuto alla vista di quel fumo nero e denso, durante il rogo dell’autorimessa si sono sprigionate diossine nell’atmosfera. A comunicarlo infatti è stata l’Arpa Lazio, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, durante gli ultimi rilievi nella zona, che hanno analizzato la qualità dell’aria dopo il rogo.
Diossina nell’aria
Immediatamente i Carabinieri hanno fatto evacuare circa 40 nuclei familiari residenti nel palazzo di largo Jacovitti, nella cui autorimessa si era scatenato l’incendio, ma la situazione a più di una settimana di distanza non è migliorata anzi, la zona con aria molto poco salubre si è di allargata significativamente. I primi risultati sulla qualità dell’aria sono stati diffusi lo scorso 4 gennaio e si riferiscono al giorno stesso dell’incidente: 6,5 picogrammi per metro cubo di Diossina. Nonostante questo, la Protezione Civile ha decretato che, a distanza di tre giorni, le famiglie potevano rientrare a casa, perché i valori si riferivano al momento dell’incendio. L’8 gennaio, però, Arpa ha pubblicato nuovi dati molto più allarmanti, specificando che il valore espresso dalla centralina è una media della presenza di Diossina su tre giorni, dal 31 dicembre al 2 gennaio. Questo significa che ci sono state concentrazioni più alte o più basse e che il risultato è 6,5 pg/m3. La diossina è un inquinante organico persistente classificato come cancerogeno certo per l’uomo, oltre ad avere effetti neurotossici ed essere un distruttore endocrino. Il rischio aereo della diossina è limitato all’area interessata dai fumi del rogo e, in caso di nube tossica, a tutto il territorio colpito dalla ricaduta a terra dei fumi. Nel 90% dei casi l’esposizione umana alla diossina avviene per via alimentare attraverso il ciclo alimentare completo.