Un lungo dossier che tira in ballo cinque siti internet, protagonisti della vendita dei biglietti a prezzi esagerati
Prima la denuncia dell’assessore di Roma Capitale Alessandro Onorato, poi il lungo dossier delle Iene. Ora anche l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcom), cerca di fare luce su ciò che accade al Colosseo, oggetto di una situazione che sta mettendo in seria difficoltà i turisti e in imbarazzo la Capitale. Se è vero, come i numeri hanno testimoniato, che l’Anfiteatro Flavio è tornato ad essere uno dei monumenti più visitati in Italia, è altresì vero che, turisti e romani, sono stati costretti a peripezie clamorose per riuscire a trovare i biglietti di ingresso.
E spesso, a pagarli molto più rispetto al prezzo stabilito. Le tante contestazioni portate avanti dall’Agcom hanno confermato l’esistenza di una situazione poco lineare: tra tempi di attesa infiniti, impossibilità di accedere alla struttura tramite acquisto dei biglietti online e “pacchetti irregolari” offerti ai visitatori, che molto spesso preferiscono acquistare ingressi (in mano a bagarini) a prezzi maggiorati, piuttosto che fare lunghe file sotto il sole cocente della capitale.
L’istruttoria realizzata dall’Agcom è chiara ed evidenzia criticità “in materia di pubblicità ingannevole e comparativa, pratiche commerciali scorrette, violazione dei diritti dei consumatori nei contratti, violazione del divieto di discriminazioni e clausole vessatorie”. Cinque le società tirate in ballo: Coopculture, che gestisce la vendita online e manuale dei biglietti d’ingresso per il Colosseo, Musement che permette di prenotare online biglietti di ingresso a musei, teatri, eventi temporanei, tour guidati, GetYourGuide, piattaforma di intermediazione su cui vengono offerti online tour guidati e attività turistiche da una varietà di fornitori locali, la società Tiqets che si occupa della prenotazione online di biglietti e Viator, altro gruppo che permette di prenotare pacchetti e biglietti per musei e monumenti.
L’istruttoria che fa luce sulla vicenda
Agcom ha realizzato un dossier molto dettagliato: “Da informazioni acquisite nell’ambito delle competenze attribuite all’Autorità garante della concorrenza e del mercato dal Codice del consumo – si legge nell’istruttoria – questi professionisti, nell’ambito
dell’offerta di servizi di vendita dei biglietti di ingresso al Colosseo, avrebbero posto in essere, a partire almeno dal novembre 2022,pratiche commerciali suscettibili di violare la normativa in materia di tutela dei consumatori”. Un problema sorto con la pandemia, cma che ha caratterizzato gli ultimi anni. “Ma fino al maggio 2023 non è presente alcuna biglietteria fisica presso gli ingressi dei siti, mentre i biglietti emessi dal rivenditore ufficiale, CoopCulture, tramite la piattaforma online, si esauriscono entro pochi minuti dalla messa in rete. Non sarebbero stati adottati meccanismi per limitare le procedure di accaparramento da parte dei sistemi automatici di acquisto“.
Quindi, secondo l’Agcom, “i biglietti non sarebbero mai disponibili sul sito del venditore ufficiale, CoopCulture, bensì soltanto sulle piattaforme di altri operatori (come GetYourGuide, Viator, Tiqets, Musement) che li accaparrerebbero grazie all’impiego di sistemi automatici di acquisto dei biglietti (cosiddetti “bot”) per poi rivenderli a prezzo maggiorato sui propri canali. Ciò preclude l’acquisto diretto sul sito ufficiale a chiunque, visitatori singoli, gruppo classe o guida turistica, abbia interesse alla visita dei monumenti inclusi nell’area”. Chi vuole visitare il Colosseo quindi, è obbligato a contattare questi siti internet, che il più delle volte non si limitano semplicemente a vendere i tagliandi, ma ad offrire altri servizi. “La vendita dei biglietti sui vari siti risulterebbe spesso inevitabilmente abbinata a servizi accessori di guida turistica, così da non consentire l’acquisto del solo titolo di ingresso al parco del Colosseo”.
Prezzi cinque volte più alti
L’analisi è chiara e dettagliata e permette di andare a fondo sulle enormi difficoltà che i turisti vivono nel tentativo di accaparrarsi il biglietti. Che troppo spesso sono a costi ultra levitati. “A partire da aprile 2023 – continua l’informativa, per le date per cui la piattaforma di CoopCulture non dispone di biglietti di ingresso per il Colosseo, vari titoli di ingresso sono invece disponibili sui siti dei principali rivenditori, tra cui GetYourGuide, Viator, Tiqets e Musement, a prezzi molto più elevati: ad esempio, il 17 aprile, a fronte di un prezzo ufficiale del biglietto d’ingresso di 18 euro (16 più due di prevendita), sul sito di Tiqets era disponibile e veniva venduto a partire da 35 euro (per il 28, con accesso prioritario, ovvero evitando la fila); su Musement a 68 euro (accesso il 28 aprile con visita guidata in inglese)”.
“Acquisti massicci di biglietti per la rivendita a prezzi maggiorati”
Prezzi decisamente più alti rispetto a quelli stabiliti. L’antitrust chiama in ballo i cinque siti precedentemente menzionati che “sembrerebbero aver sistematicamente effettuato acquisti massivi dei biglietti attraverso l’utilizzo di sistemi automatici, per poi rivenderli a prezzi significativamente maggiorati. Un’imposizione indebita viene anche ravvisata nell’imposizione di tour turistici, percorsi con guide e altri servizi non richiesti, ma quasi necessari”.