Dopo quasi tre mesi e mezzo di attesa, il turista inglese che aveva sfregiato il Colosseo e che chiede di poter riparare ai suoi errori, potrebbe ricevere il tanto atteso Iban
“Voglio pagare la mia multa, ma non so come fare. Non mi è stato dato un Iban dove poter pagare e risarcire per il danno che ho commesso”. A Roma può capitare anche questo: un cittadino straniero (balzato agli onori della cronaca per i suoi comportamenti disdicevoli) che colto in flagranza di reato, piuttosto che accampare scuse o cercare di fuggire, accetta di buon grado di pagare la sua pena. Ma risulta impossibilitato a farlo.
Ricordate la storia del turista inglese che ha pensato bene di sfregiare il Colosseo e di incidere il proprio nome e quello della fidanzatina su uno dei monumenti più antichi e significativi della città? Bene, l’uomo sta ancora attendendo che qualcuno gli comunichi il modo per poter pagare la sua multa. Da giugno ad oggi infatti, nessuno ha pensato bene di comunicargli un Iban dove poter saldare il tutto. Nonostante i numerosi solleciti fatti dallo stesso turista.
In un mondo contraddistinto da evasori e persone che cercano in ogni modo di rinviare, posticipare o far annullare delle sanzioni, la Capitale si trova di fronte ad una situazione inversa. Ivan Danailov Dimitrov, l’inglese di origini bulgare che aveva inciso il suo nome e quello della fidanzata sul Colosseo il 23 giugno scorso, si è offerto di risarcire i danni causati per ottenere la sospensione condizionale della pena, ed ha più volte sollecitato il Comune a comunicargli l’Iban sulla quale versare la somma del danno. “Consapevole della gravità del gesto commesso, desidero rivolgere le mie più sincere e oneste scuse agli italiani e a tutto il mondo per il danno arrecato a un bene che è patrimonio dell’intera umanità“, aveva detto nei giorni successivi allo sfregio del Colosseo.
“Una burocrazia degna di un Paese centro-africano degli anni ’80”
Secondo quanto stabilito dai funzionari del Parco Archeologico del Colosseo, per ripristinare il danno ci sono voluti due giorni di lavoro completo da parte di un restauratore di alto livello, il noleggio di attrezzature e l’acquisto di materiale per un totale di 965 euro più IVA. Soldi che il turista inglese, non è stato in grado di poter pagare, come spiegato dall’avvocato Alexandro Maria Tirelli, che difende Dimitrov. “Ringrazio il pm per il senso della misura dimostrata nella scelta concordata sulla pena. Ma insieme al magistrato ci siamo dovuti scontrare contro la burocrazia della pubblica amministrazione, degna di un Paese centro-africano degli anni ‘80 e che andrebbe ridimensionata dalla politica. Trovo assurdo che la legge imponga una condizione per la concessione della sospensione della pena e la pubblica amministrazione, di fatto, impedisca di realizzarla”.
La svolta dopo oltre tre mesi?
Dopo i numerosi solleciti (effettuati anche attraverso gli organi di informazione), la situazione sembra essersi finalmente sbloccata. “Dopo aver effettuato tempestivamente la propria denuncia al comando Carabinieri Piazza Venezia – si legge in una nota – il Parco archeologico non ha più ricevuto alcuna comunicazione ufficiale relativamente al procedimento penale da parte dell’autorità giudiziaria, né dagli organi di polizia delegati. Nello specifico nessuna richiesta è pervenuta dalla Polizia locale di Roma Capitale, che, secondo quanto riferito dagli organi di stampa, sarebbe stata delegata ad acquisire l’Iban dello stesso Parco. Solo il 3 ottobre, infatti, veniva recapitata per la prima volta dopo tanti mesi, una mail, peraltro non all’indirizzo ufficiale del Parco, contenente la richiesta dell’avvocato Maria Valentina Miceli di poter acquisire l’Iban del Parco archeologico del Colosseo, al fine di consentire all’assistito di definire la sua posizione processuale attraverso il pagamento dell’importo relativo alle spese di ripristino”.
Soltanto ieri, dopo quasi tre mesi e mezzo di attesa, “il Parco archeologico del Colosseo ha provveduto a tramettere tutte le informazioni necessarie al buon esito della transazione a soli tre giorni lavorativi dalla richiesta informale. Nel merito – conclude la nota – il Parco archeologico del Colosseo, ribadendo il proprio impegno nel preservare il patrimonio culturale, ha da sempre attivato una massima e tempestiva collaborazione con l’autorità giudiziaria e con le forze di polizia al fine di contrastare e reprimere qualsiasi atto contro il patrimonio culturale e di garantire che chi arreca danni debba rispondere in prima persona della sua condotta”.