Centocelle, il dolore e la rabbia dopo il dramma: “Non crediamo al suicidio”

Viaggio nel quartiere dove si è consumata la morte di un ragazzo di 12 anni, caduto dal terrazzo. “Non c’era nessuna protezione”, urlano i residenti. “Nessuno crede al suicidio”

Centocelle si è svegliata raccolta nel dolore. La morte di un ragazzo di dodici anni, caduto dal quarto piano del palazzo dove abitava con i genitori, ha sconvolto l’intero quartiere. Sin dalle prime ore del mattino, la panchina di fronte alla casa dove si è consumata la tragedia, e nei pressi della quale il piccolo ha terminato il suo volo nel vuoto, è diventata oggetto di un vero e proprio pellegrinaggio.

Il luogo dove si è consumata la tragedia, a due passi dalla fermata della metro C Mirti – Roma.Cityrumors.it

Gli abitanti del quartiere hanno portato fiori, si fermano per una sorta di ultimo saluto, una preghiera, e provano a confrontarsi sulle notizie, ancora non ufficiali, che circolano. C’è sgomento, tristezza e tanto dolore. La tragedia si è consumata a Piazza dei Mirti, a pochi metri dalla fermata della Metro C. “Ieri sera intorno alle 18 ho iniziato a sentire le sirene – ci confida una donna che abita dal lato opposto della Piazza – ma pensavo che fosse una rapina, uno scippo. Purtroppo ormai siamo abituati a questo tipo di scene. Non certo a quello che è accaduto. Io l’ho saputo questa mattina. Ed è stato un colpo terribile. Da questa mattina è un via vai di persone. Tutti cercano di conoscere la verità”.

Tutti, nel quartiere, conoscevano la famiglia del ragazzo rimasto ucciso. “Abitavano al quarto piano e la madre lavora nella Farmacia che si trova proprio sotto l’abitazione. Una famiglia unita, i genitori e anche lui avevano sempre un sorriso per tutti”. Nessuno, nel quartiere, crede all’ipotesi del suicidio.Lo conoscevo, non credo che abbia voluto suicidarsi. Purtroppo credo più ad una fatalità. Se guardate bene, una parte del balcone dove ieri si trovava nel momento in cui è caduto, non è protetta”.

“Quel balcone è senza protezione. Lo diciamo da tempo”

Il balcone dove è caduto il 12enne. L’arco più vicino alle finestre non ha protezioni – Roma.Cityrumors.it

La casa in cui la vittima viveva con i due genitori, si trova al quarto piano. Di fianco c’è un terrazzo gigantesco dove, secondo gli abitanti del quartiere, spesso i ragazzi che abitavano in quella palazzina, si ritrovavano per giocare. Il terrazzo affaccia sulla piazza ed è formato da quattro aperture: quattro archi giganteschi, tre dei quali hanno una protezione. L’ultimo, quello dal quale dovrebbe essere caduto il ragazzo, ne è sprovvisto. “Da quello che sò, spesso andavano a giocare a pallone lì”, ci confida Maria (nome di fantasia ndr.). “Io non ci credo che si sia buttato. Era un ragazzo tranquillo, come diciamo noi, caruccietto. Da ieri sento dire che si è gettato dalla finestra, ma non è vero. E’ caduto dal balcone. Lo vede che lì non c’è una ringhiera, non c’è una protezione. Io lo dico da tempo che non si può tenere un balcone così, senza protezione”.

Arriva un uomo, posa un fiore sulla panchina e non riesce a trattenere le lacrime. “Ero in zona ieri sera ed ho sentito una confusione incredibile. La scena che ho visto con i miei occhi non me la dimenticherò mai più”. Un altro testimone, accusa il ritardo dei soccorsi. “Sono arrivati dopo quasi mezz’ora da quando è successo il tutto. Non so se un loro intervento tempestivo avrebbe cambiato le cose, certo è, che ci hanno messo troppo”. Il via vai è continuo. “Sono affranta per la madre, che lavora nella Farmacia che sta proprio qui di fianco. Ero stata da lei proprio ieri, pochi minuti prima che succedesse tutto”.

La panchina dove è caduto il dodicenne a Piazza dei Mirti e i fiori portati dai vicini – Roma.Cityrumors.it

“Speriamo solo che non sia stata una sfida sui social”

Dalla Farmacia esce un ragazzo, viene abbracciato e salutato da tutti: è il cognato della madre della vittima. “Siamo distrutti. Tutto è successo ieri sera intorno alle 18. Stiamo cercando di capire anche noi cosa sia veramente successo. Io ero in Farmacia ed ho sentito urlare. Quando sono uscito, tutto potevo immaginarmi, fuorchè quello che ho visto”. “Io mi auguro solo una cosa – conclude una donna che aveva portato un fiore sulla panchina spero che non sia una di quelle sfide che spesso i giovani fanno sui social. Le challenge su Tik Tok. Onestamente non lo credo, conoscendo anche il ragazzo. Non oso immaginare il dolore della famiglia”.

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