Un normale posto di blocco si è trasformato in una scoperta clamorosa da parte delle forze dell’ordine. Ecco chi era l’uomo che è stato fermato
Sembrava un normale posto di blocco. Il classico controllo effettuato dalle forze dell’ordine presenti nei pressi della Stazione Termini e che viene realizzato saltuariamente per controllare i presenti e verificare che non esitano situazioni di potenziale pericolo. Quando i militari si sono avvicinati ad un uomo, che si aggirava nei pressi della stazione romana, non avevano idea di quello che avrebbero scoperto nei minuti successivi. E dell’eco che la vicenda avrebbe avuto.
Tutto è accaduto ieri sera, martedì 14 novembre, intorno alle ore 20 alla stazione Termini. Gli agenti dei Carabinieri erano impegnati in un normale controllo dei presenti: hanno visto un uomo, si sono avvicinati e gli hanno chiesto i documenti. Si trattava di un cittadino peruviano, che non ha battuto ciglio, convinto di non avere problemi nel far conoscere le sue generalità. Ma il controllo ha svelato la verità. E da quel momento la situazione ha preso una piega totalmente inaspettata per tutti i protagonisti della storia.
La scoperta clamorosa sull’uomo: era stato condannato per omicidio
Quando i Carabinieri hanno inserito nel database i dati della persona fermata, il sistema ha svelato la sua identità: si trattava di un cittadino peruviano che era ricercato dalle forze dell’ordine di tutto il mondo dal 2009. Quando era stato condannato per un omicidio. Su di lui pendeva un mandato di cattura internazionale. I controlli straordinari effettuati dagli agenti del Commissariato Viminale hanno detto tutto: il 33enne peruviano era ricercato in Patria dal 2009, anno in cui avrebbe commesso un omicidio all’età di 19 anni.
La scoperta, l’arresta e l’incredulità del 33enne
Quando gli agenti, dopo il controllo, si sono avvicinati per arrestarlo, sembrava incredulo. Convinto che le autorità italiane non avrebbero mai saputo la verità. Se sul suo conto non fosse stato emesso un mandato di cattura internazionale infatti, la Giustizia italiana non avrebbe mai saputo l’accusa che pendeva sulla sua testa. Un particolare che il 33enne non conosceva: probabilmente, se fosse stato a conoscenza delle ricerche internazionali nei suoi confronti, non si sarebbe prestato con tanta tranquillità al posto di blocco. Ora dovrà scontare 35 anni di carcere. E non è escluso che il Perù possa richiederne l’estradizione per fargli scontare la pena nella sua nazione d’origine.