Alunni senza classe all’Istituto Montessori: i genitori scrivono a Meloni e Valditara

Mentre quasi tutte le scuole italiane aprivano le porte ai loro studenti, l’Istituto Comprensivo Montessori Pini di Roma non ha potuto far cominciare l’anno scolastico per la prima media. 

Gli alunni non hanno una classe e nemmeno una scuola a causa di una serie di complicazioni “burocratiche e, probabilmente, alla difficoltà della scuola stessa nel comunicare un progetto di sperimentazione: le medie Montessori, nonostante questo progetto abbia ricevuto un incredibile feedback positivo dalle famiglie che vi hanno partecipato”, come scrivono i genitori in una lettera aperta alla premier Giorgia Meloni e al ministro Giuseppe Valditara, riportata da Rainews.

Alunni senza classe all'Istituto Montessori: i genitori scrivono a Meloni e Valditara
Alunni senza classe all’Istituto Montessori: i genitori scrivono a Meloni e Valditara (Pexels.com) – notizie.com

Che il metodo di Maria Montessori potesse, anzi dovesse, essere applicato anche alla pre-adolescenza è un’eredità che lei stessa aveva fortemente indicato, sviluppando il concetto del pre-adolescente neo-nato sociale: “in questo periodo dovrebbero svilupparsi i sentimenti di giustizia e di dignità personale, ossia i caratteri più nobili, che devono preparare l’uomo a divenire un essere sociale”. Ecco, quindi che la scuola media Montessori oggi può rappresentare un valido strumento per contribuire a comprendere e intervenire sui preoccupanti comportamenti di adolescenti che alimentano anche le cronache quotidiane”, si legge nella lettera riportata da Rainews.

L’avvio di una sperimentazione dell’applicazione del metodo Montessori alla scuola media è un’esperienza importante che si sta svolgendo a livello nazionale e alla quale l’IC Montessori Pini ha aderito senza indugi, con la consapevolezza che in una scuola interamente a metodo la sperimentazione può dare risultati davvero eccezionali”, spiegano i genitori nella lettera.

“Ostacoli burocratici impediscono l’inizio della prima media e la prosecuzione della seconda”

Ma, come si legge nella lettera però, a causa di problemi burocratici molti ragazzi di prima media non hanno iniziato l’anno scolastico: “Ostacoli giuridico-amministrativi non stanno, infatti, consentendo l’attivazione della nuova prima media e la prosecuzione della seconda classe con la garanzia della continuità didattica con il metodo Montessori. Non chiediamo di andare contra legem, ma di ispirarsi al senso di responsabilità e autonomia che le istituzioni hanno già dimostrato con l’attivazione della prima media per l’anno scolastico 2022-2023″.

Chiediamo al Governo di intervenire a tutela dei nostri figli, non consentendo a vincoli burocratici di interrompere il percorso intrapreso, perché solo la continuità di questo percorso potrà consentire il loro definitivo superamento”, si legge ancora nella lettera riportata da Rainews.

“L’abbiamo saputo a pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico”

I genitori scrivono di aver saputo solo pochi giorni prima dell’inizio della scuola che la prima media non partirà: “Riteniamo assurdo che solo a pochi giorni dall’avvio della scuola veniamo a sapere che la prima media non partirà, con tutti i disagi collegati al ricollocamento dei ragazzi nelle altre scuole non a metodo del quartiere (che si sta già rivelando particolarmente difficile per mancanza di posti), alla perdita di una valida opportunità e alla delusione delle aspettative. E che per la seconda media non è garantita la continuità didattica a metodo, che comporterebbe la fine inspiegabile del progetto”.

“Preoccupati per le ripercussioni sui nostri figli”

Ecco perché come genitori siamo anche molto preoccupati per le ripercussioni psicologiche che l’interruzione del progetto potrebbe avere sui nostri figli, che hanno investito molto in questo percorso per la creazione di un gruppo eterogeneo, ma molto coeso. Si trovano a vivere una fase delicatissima della loro crescita, e rischiano ora di percepire come un fallimento personale il fallimento del progetto e di viverlo in maniera traumatica, soprattutto per chi ha fatto un maggiore sforzo di integrazione sociale, linguistica e culturale”, concludono nella lettera aperta.

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