Tare: “Io, Lotito e Sarri: la verità”

L’ex direttore sportivo della Lazio ripercorre i diciotto anni nella capitale: e su Sarri svela la verità: “Tante falsità messe in giro”

E’ arrivato a Roma l’estate del 2005, per chiudere la sua carriera da calciatore con la maglia della Lazio. Dopo aver giocato in Italia con Brescia e Bologna, Igli Tare ha disputato tre stagioni nella capitale, regalando esperienza e centimetri al reparto offensivo. L’estate del 2008 il presidente Lotito lo ha voluto al suo fianco, come dirigente. Da quel momento si è formato un sodalizio durato altri quindici anni. Tra alti, bassi, acquisti, cessioni, contestazioni e vittorie. Igli Tare, dopo diciotto anni, ha salutato la Lazio. Una società che gli è rimasta nel cuore: “Al club ho dato tutto me stesso, per lei ho addirittura rischiato la vita”, dichiara in una lunga intervista al Corriere dello Sport.Ho avuto grossi problemi di salute, anni fa. I medici mi suggerirono di allontanarmi, di pensare a me stesso e a salvare la pelle. Niente, non sono mai uscito, non ho mai voluto staccare. Per fortuna tutto si è risolto nel migliore dei modi, la società mi è stata vicina”.

Igli Tare e i diciotto anni alla Lazio – l’intervista – Roma.Cityrumors.it

Con Lotito ha formato una coppia che per tanti anni è stata inossidabile: “E’ una grande mente, ha una determinazione e una forza di volontà pazzesche. Sono il suo pregio, ma anche il maggior difetto. Io gli sono grato per tutte le cose che ho imparato. Hanno detto che mi aveva mandato via, bugie. Io ho preso la decisione e lui l’ha condivisa, gli andava bene di cambiare percorso, interlocutore e fare altro. Un anno fa, a inizio stagione, gli anticipai che a giugno avrei chiuso, che quella appena cominciata sarebbe stata l’ultima. Chiesi solo di uscire con onore, con dignità. Così è stato. Come per un matrimonio che si consuma naturalmente”. 

Diciotto anni intensi. Tare è la persona che più di ogni altra è riuscita a resistere al fianco del patron biancoceleste. “Mi chiamava alle 2 di notte. ‘Stai dormendo?’. È successo qualcosa? rispondevo, e lui parlava per delle mezze ore. Quasi da solo. In diciotto anni sono state più le litigate che i momenti di pace. Ma lui ha una forza straordinaria, dimentica nel giro di dieci minuti”. Il momento più difficile nel 2010, con l’esonero di Ballardini: “In quel periodo eravamo due contro tutti, io e il presidente. E devo dire che diede il meglio di sé”.Qualcuno ipotizzò che Lotito e Tare fossero soci in affari: “So anche chi metteva in giro queste porcherie. Io e Lotito non abbiamo mai avuto società, mai affari insieme, nessun business. Dicevano dell’Albania. L’unico suo rapporto con l’Albania ha a che fare con il compleanno dei miei quarant’anni. Organizzai una festa a Tirana e lo invitai. Lui non poté venire perché aveva un impegno di lavoro, ma per rispetto si presentò il giorno dopo”.

Gli allenatori: Reja, Petkovic e Pioli

Sotto la sua gestione ci sono stati numerosi allenatori: Reja: “Un vecchio lupo”. Petkovic: “Persona onesta intellettualmente”. Pioli: Grande uomo e grande allenatore. Ho avuto modo di apprezzarne il carattere, le capacità tecniche, l’onestà, appunto, la qualità umana. Stefano è sincero. Mi dispiacque l’esonero il secondo anno, lui stesso ha ammesso che è stato il dolore professionale più forte, gli piacevano l’ambiente e il progetto, un grande progetto. Per sua stessa ammissione, soffrì di meno quando fu costretto a lasciare la Fiorentina e l’Inter”.

Tare con Vladimir Petkovic, che vinse la Coppa Italia nel 2013 – Roma.Cityrumors.it

“Inzaghi, un fratello”, poi la verità su Sarri

Gli ultimi due tecnici con i quali ha lavorato, sono quelli che hanno scritto pagine importanti di storia biancoceleste. Il primo è Simone Inzaghi:Mio fratello. Diciotto, o forse vent’anni insieme. Credo che le nostre mogli ci conoscano meno bene. Un rapporto profondo, il nostro. Simone lo trovai nel 2009 al campo, allenava i Giovanissimi nazionali, pensai che avrebbe fatto una splendida carriera e lo dissi anche. È un predestinato”. L’estate del 2021 è arrivato alla Lazio Maurizio Sarri. Molti hanno parlato di problemi tra il tecnico e Tare: “Niente di più falso. Sarri non è mai stato un problema, ma una soluzione. Il suo carattere non era una novità. Mi ero informato prima di prenderlo, sapevo tanto e volevo che fosse lui ad allenare la Lazio. Prima della penultima partita dello scorso campionato, a Empoli, volle parlarmi. Siamo stati insieme tre, quattro ore. Ha usato parole di miele, di cuore, spero, mi ha riconosciuto un sacco di meriti“. Il tecnico nei giorni scorsi ha detto di voler chiudere alla Lazio. “Possibile? Conoscendolo, dico di no. Tuttavia lo auguro alla Lazio e a Maurizio. Soprattutto alla Lazio”.

L’allenatore della Lazio Maurizio Sarri – Roma.Cityrumoirs.it – Ansa foto

Tare torna sule operazioni di mercato che più lo hanno soddisfatto:Felipe Anderson, Milinkovic-Savic, Luis Alberto, Lucas Leiva, Klose, Lulic. Ma anche Brocchi, il mio primo acquisto. Sono molto legato a Cristian, da affetto autentico, un uomo onesto, perbene”. Molte le critiche su Muriqi e Vavro, acquistati per circa 20 e 12 milioni: “Si sottovaluta la complessità dell’inserimento di uno straniero in una nuova dimensione di squadra, alcuni faticano più di altri. Spesso è una questione di dettagli. Ma voglio dirti una cosa: Vavro e Muriqi hanno subìto il calcio di Sarri, ma prima di andare via l’hanno voluto salutare e abbracciare. Ricordo che Maurizio mi disse: Sono stato a Napoli, ad alcuni ho dato la vita, mai nessuno mi ha rispettato come questi due ragazzi”.

Caicedo, Giroud e Immobile

Storie di centravanti: Caicedo e Giroud:Io sono testardo, quando credo in un giocatore non mollo di un centimetro. Inzaghi mi diede del matto, quando vide Caicedo, eppure ci ha tanto aiutato. Giroud era nostro, solo che all’ultimo il Chelsea si mise di traverso e non lo lasciò partire. Le tentai tutte. Fu solo questo il motivo. Ragazzo eccezionale, Olivier. Quell’anno avevamo un grande attacco con Immobile, Correa e Caicedo”. Pensiero dedicato a Ciro Immobile:Quando stabilì il record di gol, gli dissi “Ciro, ti renderai conto di quello che hai fatto soltanto quando tutto sarà finito”. Lui è il più grande cannoniere della storia della Lazio. La sua umiltà è forza e insieme debolezza. Ha bisogno di sentire quotidianamente la fiducia di chi gli sta intorno. Qualche anno fa visse un periodo simile, io lo caricavo con una battuta, sempre la stessa: “chiama Ciro e manda a casa suo cugino”. Il centravanti della Lazio è un ruolo pesante, ma ho una stima illimitata nei suoi confronti, solo la sua onestà gli farà capire quando sarà il momento di chiudere”.

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