Dopo le improvvise dimissioni di Maurizio Sarri, la Lazio ha scelto Igor Tudor come guida tecnica della squadra. Andiamo alla scoperta dei segreti tecnici dell’allenatore croato
Sono giornate convulse in casa Lazio. Il ribaltone sulla panchina biancoceleste, dopo le dimissioni del tecnico toscano, hanno portato il presidente Lotito a mettersi alla ricerca della migliore soluzione per la sostituzione. La scelta sembra essere caduta sull’ex tecnico di Udinese, Verona e Marsiglia, Igor Tudor. Un allenatore apparentemente all’antitesi rispetto a Sarri, per sistema di gioco, modo di rapportarsi con i giocatori e curriculum.

Un sergente di ferro sulla panchina della Lazio
Sarà dunque con tutta probabilità Igor Tudor il nuovo allenatore della Lazio. L’ex allenatore del Marsiglia firmerà con i biancocelesti un contratto di un anno e mezzo con opzione per un’ulteriore stagione, anche se c’è da perfezionare l’accordo finale. Una vera e propria inversione a u rispetto alla scelta che portò all’ingaggio di Maurizio Sarri due anni e mezzo fa, una scelta però fatta dal presidente Lotito dopo essersi reso conto, proprio nel corso di questa non positiva stagione, di quale siano i reali problemi della squadra biancoceleste. In esclusiva ai nostri microfoni abbiamo provato a tracciare l’identikit del nuovo allenatore della Lazio con Fabio Fava, giornalista e inviato in Francia di Eurosport. “Quando Tudor arrivò sulla panchina del Marsiglia, la squadra francese stava vivendo una situazione abbastanza simile a quella della Lazio attuale. Il club, a un mese dal campionato, si ritrovò senza allenatore per le improvvise dimissioni di Sanpaoli, tecnico dalle idee molto estreme, simili a quelle di Sarri nella concezione del calcio, per divergenze con la società. La dirigenza vira su Tudor come scelta per la panchina scatenando le ire della tifoseria marsigliese notoriamente molto passionale, perchè abituata a un allenatore di un certo curriculum e dallo stile di gioco preciso: 433. L’allenatore croato invece ha idee molto diverse, non si discosta dal 4321 dal 3421, cosa che spinge i giocatori a chiedere addirittura un confronto con la società. A 48 ore dalla prima giornata di campionato nacque un patto dello spogliatoio tra giocatori e nuovo allenatore che portò poi a una stagione straordinaria che si concluse al terzo posto con l’ingresso in Champions League”.

Bravo a creare un gruppo di uomini
Un allenatore che si basa molto sulla forza del gruppo, sull’unione e la compattezza che ritiene siano la base per ottenere i risultati. “Quell’anno a Marsiglia dimostrò tutte le sue doti nel cementare il gruppo dei giocatori”, continua il giornalista di Eurosport. “Fu bravissimo a creare uno zoccolo duro di calciatori che avrebbero dato il sangue per quella squadra, una cosa alla Mourinho per intenderci. Predilige la difesa a tre e non ha mai derogato nel proporla. Quel Marsiglia da anni giocava a quattro dietro, esattamente come la Lazio attuale e non si fece problemi a cominciare fin dalla prima partita con uno schema difensivo diverso. Il suo metodo di gioco è semplice: difesa a tre, due esterni alti nella linea di centrocampo, due trequartisti dietro a una punta. E nella Lazio ci sono giocatori che possono ricoprire questi ruoli senza problemi”.
Il suo mantra è l’applicazione in campo e la disciplina fuori. “Lui è molto slavo nella mentalità, e si sente ancora un giocatore per quanto riguarda gli atteggiamenti che devono avere sempre i suoi calciatori. Ecco perchè chiede disciplina, con lui non si sgarra, chi sgarra va fuori, ma poi lui difenderà sempre a spada tratta i suoi ragazzi davanti a tutti, stampa compresa. Concede sempre poco alla piazza sotto forma di manifestazioni varie, ma non tradirà mai. ‘Parlate con me , ma non toccate i miei giocatori’, sembra dire, e i giocatori questo lo vedono e lo restituiscono in campo sotto forma di attaccamento in quello che fanno. Le sue squadre non giocheranno calcio champagne, ma saranno sempre molto solide”.