Il superpotere: quando la comunicazione empatica diventa strategica

Il Super potere

Capita che, nonostante tutti gli strumenti che la comunicazione empatica ci mette a disposizione per affrontare le emozioni negative, ci siano giornate dove sentimenti come rabbia, frustrazione o tristezza ci pervadono e ci sentiamo schiacciati da essi. Questo ci porta di nuovo a pensare che il benessere, la soddisfazione dei bisogni sia qualcosa legato a una circostanza esterna, a un accadimento, e comunque momentaneo. Essere consapevoli significa accettare che la nostra felicità non dipende dalle circostanze esterne. E continuare a lasciare che le nostre emozioni siano in balia degli eventi, significa auto-condannarsi all’insoddisfazione e all’infelicità.
Possiamo gestire le nostre emozioni e legarle a bisogni che sono o non sono soddisfatti, ma possiamo soprattutto scegliere come direzionare i nostri pensieri, i quali si concentrano su un accadimento e accentuano le emozioni. Possiamo decidere di spostare l’attenzione, e quindi il pensiero e quindi anche l’emozione ad esso collegato. La mindfulness ci insegna a lasciar andare il pensiero, in modo da lasciare andare anche le emozioni che vengono da esso amplificate. Quando succede qualcosa noi abbiamo la scelta di dare forza a certe emozioni che sono legate a certi bisogni, oppure ad altri. Se siamo nel traffico e stiamo facendo tardi, possiamo provare un senso di frustrazione, di ansia, perché viene meno il nostro bisogno di puntualità ed efficienza e possiamo arrivare a innervosirci e litigare con l’automobilista a fianco e rovinarci la mattinata. Ma possiamo anche ascoltare questa emozione, accogliere il bisogno che c’è dietro, riflettere su una possibile strategia alternativa, e poi lasciarla andare, direzionando il nostro pensiero su altro, e accogliere emozioni diverse, più positive. La possibilità di scelta sta nel fatto che possiamo noi scegliere attivamente se alimentare una certa emozione o direzionarci su qualcosa che ci fa sentire bene, pensando a qualcosa di diverso, ponendo l’attenzione su altro, nonostante il fatto negativo, riducendolo, ridimensionandolo. E vedere se quella emozione si riduce, facendoci capire che abbiamo noi il timone della situazione. Questo è il nostro super potere!

Nel dialogo empatico che abbiamo con noi stessi possiamo concentrarci sul fatto esterno che ci stimola quegli stati d’animo, fissarci e lasciare il potere al nostro esterno, oppure osservare i nostri pensieri e le emozioni ed essi legati fino a renderli fluidi e a lasciarli andare, cercando un contatto con il nostro interno, capendo se possiamo concentrarci su altro, fosse anche il nostro respiro, ritornare a noi, anche ai nostri bisogni più basilari, respirare, e sentirci vivi, lasciando andare i pensieri che sabotano la nostra felicità.

Questo è il potere che abbiamo, cioè la scelta che compiamo attivamente su come ci vogliamo sentire, e quindi sui pensieri a cui vogliamo dare importanza, e quindi sulle nostre azioni (anche il direzionare il pensiero su qualcos’altro è un’azione). Attraverso l’intenzione miglioriamo la qualità della nostra vita.

La comunicazione empatica, la scelta consapevole, e le azioni intenzionali prevedono un allenamento, una pratica costante, scandita, come quando vogliamo allenare i muscoli, bisogna essere costanti e ripetere alcuni movimenti.

Quando vogliamo re-direzionare i nostri pensieri, quando vogliamo scegliere di spostare l’attenzione ma sentiamo che quella emozione ci sta travolgendo e rischia di farci abbattere, o mollare i nostri propositi o semplicemente rovinarci la giornata, possiamo mettere da parte il pensiero, concederci del tempo, magari rimandandolo, per vedere se nel tempo si affievolisce. Rimandiamo l’appuntamento con quel pensiero ad un certo altro momento della giornata. Nel frattempo facciamo qualcosa, compiamo un’azione (facciamo una passeggiata, cuciniamo, balliamo), in qualche modo muoviamo il nostro corpo.

Possiamo anche provare successivamente a rilassarci sperimentando il modo che ci piace di più (meditazione, passeggiata, chiudere gli occhi, ascoltare musica).  Più facciamo pratica e più velocemente scacciamo i pensieri che ci logorano.

Se vogliamo liberarci dei pensieri ossessivi possiamo utilizzare la scrittura come ponte tra noi e la realtà. Scrivere ci aiuta a esorcizzare l’energia dei pensieri, a lasciarli andare, la scrittura ci fa digerire meglio quello che ci succede, per fare spazio ad altro. Un po’ come quando scrivevamo un diario segreto, depositavamo le nostre emozioni, i nostri pensieri, ed eravamo pronti per altre avventure!

Celebriamo la gratitudine. Per quello che abbiamo, per quello che ci rende vivi e felici. Siamo grati alla vita.

Meditare è un’altra strategia per tornare al momento presente. Respirare, osservare l’aria che entra ed esce dal nostro corpo, e lasciare andare il pensiero, calmarlo. Quando saremo tornati a noi stessi, abbiamo una maggiore lucidità e possiamo decidere se e in che modo intervenire all’esterno.

Essere felici è una scelta, una decisione, che si mette in atto con azioni intenzionali e ripetute che vanno al di fuori della zona di comfort, la cui prima sensazione può essere di disagio, di discomfort. Alzarsi prima la mattina per meditare, leggere un libro invece di scorrere il dito sui social, fare un percorso diverso per andare a lavoro invece del solito, parlare con una persona che non conosciamo invece di farci i fatti nostri, presentare un progetto invece che tenerlo nel cassetto.

Sono tutte azioni inusuali che mettono in moto altre emozioni che ci evitano di metterci in delle categorie statiche, in dei modelli, in dei giudizi, e che ci fanno capire quanto abbiamo noi il potere di direzionare la nostra vita. Es. sono una persona timida. Ho io il potere di scegliere, di mettermi alla prova, anche se all’inizio la sensazione sarà di disagio, e parlerò in pubblico. Dopo 1, 2, 100 volte la mia percezione non sarà più statica di essere timida, ma mi concentrerò su quello che sono capace, che mi concedo, che posso fare.

Non dobbiamo necessariamente rivoluzionare tutte le nostre abitudini, ma un po’ alla volta espandere la nostra zona di comfort, mettendoci alla prova su quello che ci concediamo di poter essere, agendo al di là della paura del giudizio, al di là della paura del fallimento.

Allenarci alle sfide, alla sana competizione, alla resilienza di quando le cose non vanno come vorremmo, e alle strategie per migliorare la nostra vita, per raggiungere gli obiettivi, per desiderare di soddisfare nuovi bisogni che, comodi nella nostra zona di comfort, non ci sognavamo neanche di ambire.

Entrare in empatia con noi stessi ci deve essere utile per poter poi agire in modo consapevole, scegliendo in armonia con i nostri bisogni, concedendoci di cambiare, abbandonando i vecchi pensieri che ci tenevano incollati a pregiudizi su di noi, per far spazio a nuovi pensieri e orizzonti.

Dott.ssa Elisa Chiarotto
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