Dress for Success Rome: un abito per vestire la fiducia ritrovata

Dress for Success sostiene le donne che cercano un’occupazione, supportandole attraverso l’orientamento professionale e garantendo l’outfit giusto per affrontare il colloquio e la prima settimana di lavoro

Nata a Manhattan nel 1996, l’organizzazione Dress for Success conta ormai più di 150 realtà in 30 Paesi. In Italia è arrivata nel 2017, con l’apertura della sede romana, seguita dalla filiale di Milano. Ma con qualche differenza di approccio rispetto alla casa madre americana. «Negli Stati Uniti, dove i centri per l’impiego funzionano a dovere, il lavoro dell’associazione è concentrato molto sulla scelta dell’outfit giusto. Ma da noi il mercato è più complesso, per questo puntiamo a supportare le donne in tutte le fasi della carriera, dall’orientamento al lavoro fino alla formazione per chi l’ha già trovato», spiega Rosalba Saltarelli, Vicepresidente di Dress for Success Rome.

Come opera l’associazione?
Attraverso il Career Center sosteniamo attivamente chi vuole riacquistare l’indipendenza professionale. Ma il nostro compito non è sostituirci alle beneficiarie nella ricerca di un impiego, bensì aiutarle a prendere coscienza delle proprie competenze e capacità e a capire se le loro aspirazioni possono diventare realtà. Spesso arrivano da noi con un’idea o un progetto che viene riconsiderato, perché durante il percorso emergono consapevolezze nuove e una fiducia rinnovata nei confronti delle proprie possibilità.

Chi si rivolge a voi?
Soprattutto donne dai 45 anni in su, nella stragrande maggioranza italiane, in difficoltà economica e senza un lavoro. Magari perché l’azienda in cui si trovavano ha chiuso o perché l’hanno lasciato per dedicarsi alla famiglia e ora, con i figli grandi, vogliono rimettersi in gioco. Insieme cerchiamo di capire se puntare sul mestiere che svolgevano prima o creane uno nuovo da zero.

Come le guidate in questo processo?
Ogni beneficiaria viene seguita da un volontario, che la aiuterà a elaborare un progetto di sviluppo professionale. È previsto un percorso di quattro incontri, strutturato in collaborazione con le associazioni Adifor e Asitor, che si occupano di promozione sociale e orientamento. Prima di cominciare, la donna che ci contatta deve compilare un modulo con cui si impegna a seguire con costanza tutte le tappe previste.

Quali sono?
Si comincia con l’analisi di obiettivi e bisogni, la valutazione delle proprie competenze e la loro spendibilità sul mercato. Poi si passa a focalizzare un obiettivo professionale e ad affinare gli strumenti utili a raggiungerlo, come il curriculum e la lettera di presentazione. Si procede con i consigli utili per ottenere visibilità, dalle risposte agli annunci all’autocandidatura fino al networking. Per concludere con una simulazione guidata del colloquio di selezione. Ma offriamo anche un servizio ad hoc per aiutare chi non ha confidenza con gli strumenti informatici, il web e i social. Alla fine, dopo aver valutato il percorso compiuto, si può ragionare sull’abito più adatto per affrontare la nuova sfida professionale.

Come viene scelto?
Grazie alla consulenza con una professionista, la beneficiaria potrà individuare lo stile più coerente con la sua personalità e il lavoro che vuole ottenere. Riceverà un abito per il colloquio e i capi necessari per la prima settimana, scelti tra quelli – nuovi o comunque in buono stato – messi a disposizione da privati o aziende. È il simbolo del percorso concluso, un portafortuna per il nuovo inizio. Anche se il nostro ruolo non finisce qui perché, attraverso i Professional Women’s Group, continuiamo a seguire chi ha trovato un’occupazione offrendo workshop su temi d’interesse come il self branding, l’educazione finanziaria o il personal styling.

Che profilo deve avere chi vuole diventare un volontario del Career Center?
Deve essere un professionista delle risorse umane, con esperienza dimostrabile nell’orientamento professionale e nelle relazioni di sviluppo e aiuto (psicologo, coach, counselor). È fondamentale anche che sia una persona economicamente indipendente: una situazione personale complessa gli impedirebbe di aiutare le beneficiarie e supportarle nel cambiamento.

Che competenze servono?
Certamente è impossibile improvvisare. Oltre alle competenze già citate è necessario essere empatici, saper ascoltare, accogliere senza giudicare e leggere oltre ciò che viene detto. Spesso gestiamo situazioni complesse in cui la persona fatica a esporsi completamente, soprattutto all’inizio. Chiediamo inoltre ai nostri volontari una disponibilità di 8-12 ore mensili per partecipare alle attività, dai percorsi di supporto agli eventi, fino alla formazione, che è continua.

Come vengono formati i volontari?
Devono seguire un percorso riconosciuto e certificato, realizzato sempre con la collaborazione di Adifor e Asitor (generalmente gratuito, previo tesseramento). Per cominciare ad avvicinarsi alla nostra realtà, chi vuole collaborare con il Career Center può partecipare come uditore alle giornate di orientamento in cui le donne vengono seguite da volontari già formati, affiancati da orientatori professionisti.

Come si capisce se il percorso sta funzionando?
I volontari hanno a disposizione due incontri al mese di confronto con gli Angel, professionisti del settore che garantiscono le attività di formazione e supervisione. Nel primo è previsto un role play a coppie, in cui si svolge a turno il ruolo della beneficiaria e dell’orientatore. L’esercizio viene poi analizzato per migliorare l’ascolto, le tecniche dell’orientare ed evidenziare eventuali aree di sviluppo. Nel secondo incontro, una supervisione consente di comprendere meglio l’andamento del percorso con la beneficiaria e discutere delle difficoltà incontrate. Il tutto per aiutarla ad avere fiducia nelle sue capacità. La stoffa più preziosa da indossare.

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