“Col cappello alla romana, viva viva la Befana”

Come ogni anno, anche nel 2018 una folla di persone si è riversata in piazza Navona il sei gennaio per la festa della Befana ma, oltre alle consuete bancarelle e ai soliti dolciumi, i genitori e i bambini hanno trovato i militari armati, hanno dovuto attraversare dei varchi, essere controllati con il metal detector; in parole povere la piazza è stata completamente blindata a causa del piano sicurezza predisposto dal Comune.

Lasciando stare gli inconvenienti di questa Befana un po’ “prigioniera”, in realtà la vecchina vestita di stracci che porta i doni ai bambini buoni è particolarmente legata alla città di Roma.

La parola Befana deriva da Epifania, che in greco significa manifestazione. La Chiesa cattolica il 6 gennaio ricorda la visita dei tre saggi provenienti dall’Oriente, i Re Magi, a Gesù bambino, che in quell’occasione si manifestò.

I Magi gli portarono in dono oro, incenso e mirra, ed anche la Befana, come tutti sappiamo e abbiamo avuto modo di sperimentare, ogni anno, nella stessa data, allieta i più piccoli con giocattoli, caramelle e regali di ogni tipo.

Quello che pochi sanno è che secondo una leggenda la Befana è romana. Fu proprio la fantasia della città eterna a trasformare Melchiorre, Baldassarre e Gaspare in un’anziana signora con la gonna rattoppata.

La buona nonnina fa la sua apparizione nella case la notte del 5 gennaio, lascia i doni per i bambini buoni, cenere e carbone per quelli disobbedienti e vola via sulla scopa.

Ma davvero lavora soltanto un giorno all’anno? La risposta è no.

Secondo la tradizione la Befana è a capo di una fabbrica di giocattoli in cui lavorano tanti piccoli aiutanti, una sorta di elfi detti “Befanini”, che nell’arco di 364 giorni costruiscono giocattoli per tutti i bambini del mondo.

Il laboratorio ha anche un indirizzo, lo stesso a cui vengono recapitati magicamente sacchi e sacchi di letterine, e questo è Via della Padella 2. Se consultassimo un TuttoCittà non troveremmo questa strada, ma se andassimo a fare una ricerca su una pianta di Roma di qualche secolo fa, scopriremmo che la casa-laboratorio si trova tra piazza Sant’Eustachio e piazza dei Caprettari.

In sostanza, la Befana vive in pieno centro nei pressi di piazza Navona, che non a caso da circa un secolo è il luogo in cui si svolgono i festeggiamenti del 6 gennaio.

Nell’Ottocento invece veniva inscenato l’arrivo della Befana: un figurante veniva calato dall’alto a cavallo di una scopa e atterrava a piazza Sant’Eustachio; la scopa doveva essere inforcata al contrario, come facevano le streghe, ma a differenza loro la vecchietta dei doni porta gioia e non è temuta.

La romanità della Befana in effetti può essere facilmente intuita se pensiamo alla famosa filastrocca che parla di lei: “la Befana vien di notte/ con le scarpe tutte rotte/ col cappello alla romana/ viva viva la Befana”. In realtà in una vecchia versione, che recitava al penultimo verso “con le toppe alla sottana”, non si parlava di un cappello. Da dove è sbucato?

È interessante sapere che mentre Virginia Raggi si è limitata soltanto a dare delle disposizioni per il mantenimento dell’ordine durante la festa del sei gennaio, il regime fascista ha voluto riappropriarsi della Befana stessa, legandola maggiormente a Roma.

Proprio a causa di un provvedimento del duce nella filastrocca le toppe sono sparite per essere sostituite da un “vestito alla romana”, in seguito diventato un cappello.

Ad ogni modo, o con le toppe o con il cappello, o sorvegliata dai militari o libera di volare sulla scopa, la Befana continua da secoli e svolgere il suo paziente lavoro di fabbricazione e consegna di giocattoli e rimane nel cuore di tutti o, se volessimo dirlo come lo direbbe lei, ner core de tutti.

 

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