Rufino Riganelli, 88 anni, e Lina Moscatelli, 77 anni, sono morti entrambi, a due settimane di distanza l’uno dall’altra; a portarli via è stato il Covid-19.
Il figlio Carlo Riganelli racconta:
“Il primo ad ammalarsi è stato papà, se ne è andato in pochi giorni. E mamma, che lo accudiva, si è contagiata. Non le hanno nemmeno fatto un tampone. La cosa più assurda è che la Asl ci ha telefonato per sapere come stava quando era già morta”.
Il signor Rufino è stato portato al Vannini il 2 aprile, dove è risultato positivo al tampone. Continua il figlio:
“Quel virus l’ha colpito in modo feroce; a fine marzo ha cominciato ad avere la febbre. Quando è venuta l’ambulanza a prenderlo gli avevamo appena dato una tachipirina, quindi la febbre era scesa sotto i 37 gradi. L’operatore sanitario mi ha quasi insultato, ha cominciato a dire che se non aveva almeno 37,5 non potevano prenderlo in carico. Quando abbiamo insistito e ha dovuto indossare la tuta anti-contagio si è lamentato accusandoci di fare sprecare soldi alla sanità pubblica e di stare togliendo un mezzo di soccorso a chi era davvero malato”.
A distanza di qualche settimana dalla scomparsa dei genitori, Carlo Riganelli ha deciso di sporgere denuncia in Procura per i fatti riguardanti soprattutto la madre, a suo dire abbandonata a se stessa.
“Era chiaro che si sarebbe ammalata anche lei – aggiunge il figlio – hanno temporeggiato, nonostante decine di segnalazioni fatte alla Asl nessuno ha mosso un dito.
Noi eravamo tutti in quarantena in case diverse, mamma ha vissuto in totale solitudine, non la hanno ricoverata nemmeno dopo la segnalazione fatta dal nostro medico. La Asl Roma 2 non si è fatta viva. Siamo riusciti a fare ricoverare mamma per un peggioramento solo il 14 aprile, è stata per 12 giorni a casa senza tutele. Il 28 aprile è morta. Almeno siamo riusciti a vederla con una videochiamata prima che ci lasciasse.
Una sensazione di totale abbandono, nessuno ci ha chiamati dalla Asl, nessuno ha cercato di capire se stessimo bene, nessuno ci ha contattati per fare il tampone. Abbiamo fatto a nostre spese il test sierologico. Quando telefonavo al numero verde dicendo che ero stato in stretto contatto con due persone decedute per il virus mi rispondevano: Non ha sintomi, non la chiamerà nessuno”.
Come se non bastasse, il 28 maggio, ad un mese dalla morte della signora Lina, la famiglia ha ricevuto una chiamata:
“Hanno chiesto informazioni su nostra madre, volevano sapere come stava, se aveva ancora la febbre e i sintomi del Coronavirus, forse si trattava di una verifica statistica, quando abbiamo fatto presente che mamma era morta ci hanno risposto: “Ci dispiace, la pratica è arrivata solo adesso nel nostro ufficio”. A loro risultava che mia madre fosse ancora in quarantena”.