Novità sull’inchiesta che vede coinvolto un ufficio parallelo che gestiva in maniera illegale le pratiche di condono edilizio del Comune di Roma.
I clienti erano disposti a pagare cifre molto alte per risparmiare denaro in un secondo momento, il tutto evitando i procedimenti necessari per le regolari operazioni di condono. In sei sono accusati di corruzione, falso e truffa, finiti ai domiciliari in attesa delle successive verifiche.
Uno di loro è un funzionario comunale, Marco Ursini, vecchio impiegato dell’ufficio condoni.
Grazie all’esperienza pluriennale, sapeva bene cosa fare per trarne vantaggio ed era proprio lui ad organizzare il giro di pratiche parallele.
Il giro di affari dell’impiegato è costato caro al Comune, che avrebbe perso circa 56 milioni di euro per tutte le pratiche ritardate o bloccate, oltre ai soldi persi per le operazioni svolte illegalmente.
Da quanto emerso, Ursini aveva saputo delle verifiche dei carabinieri nel suo vecchio ufficio e si era dato da fare per insabbiare quanto possibile. Con lui, ai domiciliari anche i dipendenti della società Risorse per Roma Daniela Lazzari, Ottavio Santilli, Sandro Alia, Marco Martone e pure il geometra Fabrizio Donatiello. La società era appaltata dal Comune per la gestione dei condoni, ma a quanto pare è solo l’inizio di una lunga lista: gli indagati sono in tutto 84, tra dipendenti comunali e altri di Risorse per Roma.
Le indagini iniziate nel 2016 sono proseguite con intercettazioni, cimici, appostamenti, possibili grazie alla denuncia si un carabiniere in congedo che era stato assunto dalla società appaltata come supervisore amministrativo. La denuncia di irregolarità del militare ha dato il via alle indagini.
Virginia Raggi scrive:
“Sono orgogliosa di lui; oltre alle mele marce esiste un mondo di lavoratori dalla schiena dritta”.
Il gip Claudio Carini commenta l’operato dei colpevoli, affermando che si tratta di un’attività “sistematica” e di fatti “allarmanti per la consolidata abitualità che esprime la pervasività che li caratterizza”. Tali atteggiamenti sono “sintomatici della spiccata propensione e disinvoltura, della callidità e navigata esperienza di tutti i protagonisti nell’aggiustare pratiche e procedure pubbliche”.
“Abbiamo risolto brillantemente con un ricamino – dice Ursini – ci siamo inventati una lettera.
Bisogna essere, come si dice dal punto di vista del procuratore di Roma, esperti del male per concepire una cosa di questo tipo, una mente perversa”.
Alle parole intercettate di Ursini, risponde l’indagata Cristina Berardi:
“Ah quindi bravissimo, è da galera questa cosa”. Lei sarebbe il contatto fondamentale per le operazioni, dipendente dell’ufficio condoni e anello importante della catena che ha permesso una serie inverosimile di illeciti.