Il Professor Massimo Andreoni, primario di Tor Vergata e direttore scientifico della Società italiana di Malattie infettive, ha risposto ad alcune domande in merito al caso di coronavirus arrivato in Italia direttamente da Dacca, a seguito dello sbarco di un passeggero.
“Partiamo da una riflessione: più lungo è il viaggio più alto è il rischio di contagio ma bisogna considerare anche le misure di contenimento adottate sull’aereo. Se sono state rispettate le distanze, l’uso della mascherina per tutta la durata del volo, se i passeggeri hanno disinfettato le mani frequentemente. Se tutto questo è stato rispettato, il rischio è prossimo allo zero pur avendo viaggiato con una persona malata. Ulteriore elemento riguarda lo stato effettivo di salute del positivo.
Un positivo con condizioni discrete è meno contagioso di una persona malata con sintomi evidenti e conclamati, sia perché la sua carica virale è più bassa sia perché potrebbe avere una forma più lieve del virus.
Direi di valutare con attenzione quanto il viaggio sia fondamentale. Naturalmente possiamo viaggiare ma un volo internazionale di diverse ore è diverso dalla tratta Roma-Milano. Possiamo fare entrambe le cose ma con grande attenzione”.
Si sofferma poi sullo stato dell’epidemia nel Lazio e sui nuovi focolai romani:
“Quello che è successo e si sta verificando a Roma sta a indicare come i focolai epidemici possano essere tenuti sotto controllo anche quando divampano in ambienti con pazienti fragili. E’ vero che in queste strutture nascono focolai che potenzialmente possono poi diffondersi all’esterno ma è anche vero che interventi immediati possono controllarne l’andamento. Dobbiamo continuare, tuttavia, a mantenere alta la sorveglianza.
L’Organizzazione mondiale per la sanità deve dare delle indicazioni generali a Paesi che differiscono molto per le strutture sociosanitarie su cui possono contare. Questa linea può avere una sua validità ma in questa fase, che resta critica, laddove possibile è più importante mantenere un atteggiamento più rigido e continuare a pretendere i due tamponi”.