Calcio, Mourinho punge la Roma: “Io volevo solo allenare, ma…”

L’ex tecnico portoghese, a poco più di due mesi dall’esonero subito dalla Roma, torna a parlare di quello che ha rappresentato per lui l’avventura romana sulla panchina giallorossa

E’ passato un po’ di tempo e Josè Mourinho ha cominciato a togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Dopo un periodo di silenzio infatti, il tecnico portoghese, a distanza di soli due giorni, ha replicato le parole rilasciate ai margini del gran premio di motociclismo che si correva proprio in Portogallo nello scorso weekend, con un’intervista rilasciata sul canale YouTube del giornalista esperto di calciomercato Fabrizio Romano. Nella prima prendeva le distanze dalle dichiarazioni di Tiago Pinto, l’ex direttore sportivo con lui durante l’avventura sulla panchina della Roma, nella seconda ancora si chiede il motivo dell’allontanamento da parte della proprietà giallorossa, visto il cammino europeo fatto nella Capitale.

L’ex allenatore della Roma Mourinho – Romacityrumors.it – Ansa foto

 

Alla guida dei giallorossi Josè Mourinho, oltre a stringere un legame fortissimo con la tifoseria, ha saputo trascinare la Roma a due finali europee consecutive, portandola così a conquistare il primo trofeo internazionale della sua storia, la Conference League vinta in finale contro il Feyenoord a Tirana grazie a un gol di Zaniolo. Lo scorso anno invece si arrese agli spagnoli del Siviglia soltanto ai rigori, in quella di Europa League.

Si sente ancora “Speciale”

Dopo qualche settimana di silenzio, Josè Mourinho è tornato alla carica. Il giusto distacco anche per rispetto del nuovo allenatore che aveva preso il suo posto sulla panchina giallorossa, ma ora evidentemente è giunto il momento di vuotare il sacco e far sentire anche il suo pensiero su un esonero che considera ancora un’ingiustizia alla luce dei risultati portati da una squadra che negli ultimi anni non aveva certo brillato per trofei vinti o chissà quale piazzamenti ottenuti. “La prima sensazione è che sembra come se non siano accadute le due finali in due anni con la Roma, perché quando le persone parlano di me si concentrano soprattutto su quanto accaduto nel passato”, dice il tecnico portoghese durante la chiacchierata sul canale social del giornalista Fabrizio Romano. “Ci sono tanti bravi allenatori in Europa e di solito i migliori allenano le squadre che hanno più possibilità di raggiungere una finale. Negli ultimi anni sono arrivato 3 volte in finale, una con il Manchester United e due con la Roma. Se ci concentriamo sul recente passato sono quindi l’unico ad aver raggiunto due finali europee. Sono orgoglioso perché ho raggiunto questi traguardi con una squadra che non ha una storia vincente in Europa, quindi è un qualcosa di speciale. In questa stagione non giocherò una finale, ma spero che l’anno prossimo possa dire ‘Sono stato l’unico ad aver raggiunto tre finali europee negli ultimi 4 anni”.

Un grande legame con la piazza – Romacityrumors.it – Ansa foto

 

L’amore dei tifosi

E’ indubbio che Mourinho aveva fatto breccia nei tifosi. Quel modo di andare sempre contro il “sistema”, soli contro tutti, un atteggiamento che nella piazza giallorossa storicamente piace tanto avere. Un’unione di intenti che comunque raramente si era vista tra allenatore e tifoseria e poi quella duplice sensazione avuta insieme, dalle lacrime di gioia per il primo trionfo europeo, a quelle di delusione e rabbia per un secondo trofeo internazionale che sembrava lì a portata di mano e poi sfuggito sul più bello. “La cosa migliore nel calcio sono i tifosi, perché loro non guadagnano, anzi spendono soldi e fanno sacrifici per la loro passione. Quando ai tifosi non piacciono i calciatori o gli allenatori hanno le loro ragioni. Nel mio caso, indipendentemente dai risultati anche se ho quasi sempre vinto, i tifosi hanno notato che ho sempre dato il massimo per loro e per il club. Ho dato tutto, per la mia personalità sono sempre stato più di un semplice allenatore, in alcuni club devi essere l’allenatore, il direttore sportivo, il direttore della comunicazione, l’immagine che difende il club e i tifosi. I tifosi lo capiscono, ma allo stesso tempo a un allenatore non piace, perché io voglio essere un allenatore. Lo scenario ideale è quando un club ha una struttura che permette all’allenatore di essere semplicemente l’allenatore”

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