Francesca Chiodi, portavoce del Movimento Diritti dei Pedoni a Roma.Cityrumors.it: “Nella Capitale una situazione drammatica”
Sono oltre 50 i pedoni morti nel Lazio dall’inizio dell’anno. Un numero in aumento e che certifica lo stato di emergenza che si respira nella Capitale. Enormi le difficoltà che i cittadini romani stanno riscontrando, tra marciapiedi interrotti, attraversamenti pedonali insufficienti, segnaletica scarsa e poco evidenziata. I numeri dell’Aspas (Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale) confermano la drammaticità della situazione: dal 1 gennaio al 1 ottobre in Italia si sono registrati ben 318 decessi tra i pedoni: 206 uomini e 112 donne, 160 avevano più di 65 anni.
Di questi, come detto, ben 50 sono nel Lazio, dove ogni giorno, stando al rapporto di Roma Mobilità 2022, vengono investite almeno quattro persone. Motivi che hanno portato alla fondazione del Movimento Diritti dei Pedoni, che dall’inizio dell’anno sta cercando di sensibilizzare i cittadini sui rischi che si corrono per le strade della città, e di ottenere un confronto sempre più diretto con le istituzioni.
“Siamo nati a febbraio scorso – dichiara in esclusiva per Roma.Cityrumors Francesca Chiodi, portavoce del Movimento – dall’idea di un gruppo di persone che hanno sentito l’esigenza di colmare un vuoto: sulla sicurezza stradale e la tutela dei diritti e della dignità delle persone che si spostano a piedi. In Italia abbiamo la mortalità più alta d’Europa, in aumento e in controtendenza con ciò che accade negli altri Paesi. Abbiamo delle misure troppo timorose in atto, per prevenire quello che secondo noi è un conflitto stradale disconosciuto. Fondamentalmente una guerra che nessuno di noi dovrebbe combattere, che esiste sulle strade ed in particolare a Roma”.
“Roma è la culla della civiltà e l’esempio di come sia impossibile per i pedoni essere rispettati”
Quali sono le difficoltà più evidenti per i pedoni?
“I nostri spazi pubblici non sono costruiti a misure di pedone. Sono carenti e non accessibili. e non solo a disabili e anziani, anche a tutto il resto della popolazione. Ci sono delle vie che per il Codice stradale risultano percorribili a piedi, ma che in realtà non lo sono affatto, se non a rischio della vita. I pedoni vengono trattati come una minoranza, ma dovrebbero essere tutelati e protetti”.
Perchè Roma vive queste difficoltà?
“Roma è la culla della nostra civiltà e la culla della nostra motonormatività. Viviamo una condizione di grande conflitto e violenza stradale. Abbiamo condizioni legate ad eredità di decenni di incurie. Si è sempre evidenziata la mancata volontà di far rispettare delle leggi esistenti. Non basterebbe, ma sarebbe già un passo in avanti, far rispettare il codice attuale. L’urbanistica si basa sul trasporto attraverso le auto private. E non si è mai investito su altri tipi di mobilità. Ad esempio, non si è mai lavorato abbastanza sulle infrastrutture per permettere l’utilizzo dei mezzi pubblici. Come fanno i pedoni a raggiungere le fermate di bus e e metro”?
Cosa avete in programma? Quali richieste state per fare al Comune?
“Tra le nostre attività c’è quella di coinvolgere le attività civiche. Abbiamo organizzato un primo Walking Lab Urbano a Roma, una camminata critica organizzata nell’undicesimo Municipio e abbiamo raccolto parecchie adesioni e ne stiamo programmando altri, per analizzare le criticità di un dato percorso per le utenze pedonali, incluse le più fragili, con invito ufficiale ai referenti amministrativi. E abbiamo presentato un documento ai dipartimenti competenti del Municipio e del Comune”.
I prossimi passi?
“Le nostre attività si muovono in tre direzioni: informare i cittadini, affinché tutti conoscano le normative esistenti e i diritti che noi per primi disconosciamo. La seconda direzione è di attivare i cittadini e realtà civiche. La terza direzione è dialogare con le istituzioni. Ci vogliamo porre come interlocutori sui temi di walkability e sicurezza stradale. Siamo interessati a collaborare in modo interdisciplinare con esperti, urbanisti e ricercatori, per innescare un cambiamento che in altri Paesi è già avvenuto. Siamo nati da pochi mesi, ma quello che vogliamo è entrare in un dialogo. Essere interlocutori che possano supportare le istituzioni sui bisogni che esistono oggi in tema di sicurezza stradale”.