Invasione di vermocane nei mari del Sud Italia, come riconoscerli e come comportarsi in caso di puntura

Le acque marine d’Italia sono invase dal vermocane, la specie è pericolosissima: come bisogna comportarsi e quali sono i consigli. 

Ha invaso diverse regioni italiane e per questo il vermocane è diventato un grave problema per l’intero ecosistema marino. La situazione è piuttosto complicata e adesso tocca correre ai ripari: gli esperti hanno spiegato nel dettaglio che la sua presenza nel Mediterraneo è una minaccia non da poco. Il vermocane, infatti, è pericoloso per le specie presenti in mare e in alcuni casi può diventare un problema anche per l’essere umano.

Come riconoscere vermocane
Il vermocane è una minaccia per l’ecosistema marino – Roma.Cityrumors.it

L’attenzione non è mai troppa, specialmente quando si tratta di un animale che ha preso piede nelle acque italiane (e non solo). Per chi non lo sapesse, il vermocane è un anellide, un verme marino carnivoro che vive nei fondali e divora i pesci impigliati nelle reti in pochissimi secondi. A causa del riscaldamento delle acque, la sua presenza è aumentata in maniera alquanto vertiginosa. Ma dove si trova con maggiore frequenza?

Allarme vermocane: dove si trova e come proteggersi

Sicuramente la presenza del vermocane è pregnante in Calabria, Puglia e Sicilia. Come accennavamo prima, è un verme molto pericoloso non solo per i pesci, ma anche per gli esseri umani perché dotati di aculei con tossine urticanti. E pensare che fino a qualche tempo fa il vermocane era presente soltanto nel Canale di Suez, ora invece è arrivato nel Mediterraneo e i danni sono già evidenti. Ma come si riconosce un vermocane?

Allarme vermocane
Le ondate di calore hanno fatto moltiplicare il vermocane nei mari di Sicilia, Puglia e Calabria – (Foto ANSA) – Roma.Cityrumors.it

Ebbene, l’animale marino è lungo fra 20 e 30 centimetri, in alcuni casi può raggiungere anche un metro. Alcuni esperti ribadiscono come l’animale possa vivere addirittura 8 anni. Nel frattempo, però, alcuni studi hanno pensato ad alcune trappole in grado di catturare il vermocane (nome scientifico Hermodice carunculata).

Proprio le tossine dell’animale sono state al centro di alcuni studi. E come si legge su un articolo di ‘Rainews‘, Roberto Simonini, fisiologo dell’Università di Modena e Reggio Emilia, ha tracciato un quadro su come isolare le sostanze tossiche prodotte dai vermocane. “Siamo arrivati a caratterizzare una sostanza irritante, ma siamo ancora lontani anni luce dal pensare a eventuali rimedi contro le punture“, ha commentato.

Fatto sta che dopo la puntura si avverte un bruciore localizzato, quasi “simile a quello provocato dall’ortica. Se vengono punte zone in cui la pelle è più sottile, come l’incavo del gomito o quello del ginocchio, allora il dolore è decisamente forte e duraturo. Nel caso di una puntura ai polsi, per esempio, si può avvertire un intorpidimento alle estremità delle dita e può essere necessaria una pomata al cortisone“, ha spiegato ancora Simonini.

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