Il sindacato dei Medici e il Gimbe escono allo scoperto dopo l’incendio che ha distrutto gran parte dell’Ospedale di Tivoli. Le indagini intanto, vanno avanti
A più di 24 ore di distanza dall’incendio che ha distrutto gran parte dell’ospedale San Giovanni Annunziata di Tivoli, si cerca di andare a fondo alla vicenda, provando a ricostruire ciò che è accaduto e le responsabilità. Ieri il presidente della Regione Francesco Rocca si è presentato all’interno della struttura ed ha fatto il punto della situazione. Attraverso le immagini delle telecamere di sorveglianza, si cercherà di andare a fondo, provando a capire cosa sia realmente accaduto.
Tre le persone decedute all’interno dell’ospedale. Dall’esito dell’autopsia (che verrà realizzata nelle prossime ore), si capirà la causa del loro decesso. Due sarebbero morte durante le operazioni di soccorso, l’altra mentre era trasportata in un altro ospedale. Al momento i locali sono sotto sequestro e le indagini vengono organizzate dalla polizia, sotto il coordinamento dalla procura di Tivoli. Ma sul luogo della tragedia sono intervenuti anche i militari dell’Arma, e la polizia scientifica, che sta continuando con i rilievi.
Le fiamme, secondo una prima ricostruzione, sarebbero divampate da rifiuti sanitari stoccati all’esterno delle mura perimetrali, ma comunque sempre all’interno dell’edificio ospedaliero. Una volta propagato l’incendio, le fiamme avrebbero poi invaso tutta la struttura. Secondo le parole del Procuratore Menditto e del sindaco di Tivoli Giuseppe Proietti, al momento viene escluso il dolo. L’incendio ha fatto scatenare le polemiche, relative ai tagli effettuati nel corso degli ultimi anni alla sanità. Sindacati e medici sono già scesi in campo, per lamentare tutti i problemi con i quali sono stati costretti a convivere .
Il Sindacato dei Medici: “Investire in sicurezza”
“Questa tragica vicenda indica, ancor di più, che bisogna investire in sicurezza, prevedendo più uomini, più mezzi e risorse per strutture sensibili come quelle sanitarie. Uomini mezzi e risorse purtroppo sono stati, evidentemente, drammaticamente insufficienti”. Con queste parole la Segreteria Regionale del Lazio Sindacato Medici Italiani (SMI) esprime piena solidarietà ai colleghi medici e sanitari dell’ ospedale di Tivoli che “sono stati costretti a fronteggiare questa grave emergenza dell’incendio della struttura: ancora gravi difficoltà per medici e pazienti della nostra regione. I medici convenzionati e dirigenti del SMI Lazio – prosegue la nota della sigla – esprimono massima vicinanza ai colleghi per la sciagura che ha colpito l’Ospedale San Giovanni Evangelista, e causato la morte di tre pazienti. L’incendio, ha poi, costretto all’evacuazione 200 persone. Forte preoccupazione per le situazioni che possono aver causato questo gravissimo sinistro che ha determinato, a quanto si è appreso dagli organi di stampa, tre morti e centinaia di pazienti da dover trasportare e ricollocare. Auspicando un rapido chiarimento sulle cause dell’incendio – conlude lo SMI Lazio – la Segreteria Regionale SMI Lazio si dichiara disponibile, sin da subito, per ogni concordata iniziativa di supporto ai colleghi di Tivoli e all’ Azienda Sanitaria di Roma 5″.
Gimbe: “Colpa del taglio die fondi”
“Con il drammatico incendio di Tivoli la casistica dei decessi ospedalieri si arricchisce di un evento la cui probabilità in un luogo di diagnosi e cura dovrebbe essere pari a zero”. Il presidente del Gimbe Nino Cartabellotta, in una lunga intervista alla Stampa, attacca: “In tutti i sistemi complessi possano verificarsi situazioni che portano a eventi anche catastrofici. La presenza dei buchi di per sé non è sufficiente a determinare un evento avverso, che accade solo quando i buchi si trovano perfettamente allineati”. “In quest’ottica di sistema – prosegue – la tragedia di Tivoli rappresenta solo la punta dell’iceberg di innumerevoli rischi latenti che oggi potrebbero causare ovunque eventi catastrofici”. La prima causa è “l’imponente definanziamento: se nel 2010 la spesa sanitaria pubblica pro-capite era pari alla media dei Paesi europei, nel 2022 abbiamo raggiunto un gap di oltre 830 euro a testa, ovvero circa 48 miliardi”.
Il definanziamento, spiega ancora, “è stato ammortizzato soprattutto dal capitale umano. Infatti, la persistenza del tetto di spesa sul personale sanitario fissato nel 2004 ha prima ridotto la quantità di medici e soprattutto di infermieri, poi li ha progressivamente demotivati”. Il numero uno del Gimbe continua: “la lentezza con cui vengono spesi i fondi per la ristrutturazione edilizia e l’ammodernamento tecnologico. Rimangono da utilizzare circa 10,5 miliardi con notevoli differenze tra Regioni”. Infine, “la riorganizzazione dei servizi territoriali prevista dal Pnrr è stata fortemente ridimensionata con la rimodulazione”. “Il Ssn è stato istituito nel 1978 per tutelare un diritto costituzionale – conclude Cartabellotta – Il suo progressivo indebolimento, oltre a ledere tale diritto, può generare tragedie come quella di Tivoli”