Un lungo dossier porta gli esperti ad una valutazione clamorosa: il caldo non viene percepito in modo democratico. Le persone con un reddito più alto lo soffrono di meno
Le temperature atmosferiche in aumento rappresentano un problema mondiale. Rispetto al passato si sono registrati dei rialzi preoccupanti, che hanno portato gli esperti a valutare con attenzione l’evoluzione della situazione. Dal 1979 al 2022 la temperatura media registrata si è attestata sui 14,2 gradi centigradi, con un intervallo che va da 13,8 a 14,2. Rispetto alla media dei quarantatre anni precedenti, nel 2023 la temperatura media registrata è stata più alta di quasi un grado e mezzo.
Il caldo si sente ovunque ma, secondo gli esperti, non in modo democratico. La popolazione più povera è infatti quella che, numeri alla mano, soffre maggiormente lo sbalzo delle temperature. Il motivo è facilmente riscontrabile. Nelle aree urbane gli effetti dell’innalzamento delle temperature sono maggiormente evidenti. A causa della cementificazione eccessiva, che si è sostituita alle aree verdi, che fino a qualche anno fa rappresentavano dei veri e propri “polmoni verdi” all’interno delle città.
Questa è la causa della cosiddetta “isola di calore” (urbam heat island), il fenomeno che determina un rialzo del microclima nelle aree urbane, rispetto alle zone periferiche e rurali. E che è alla base delle eccessive ondate di calore che hanno portato al surriscaldamento globale in tutta Europa. Un recente studio, pubblicato su Nature Cities, che ha coinvolto ricercatori e ricercatrici da tutta Europa tra cui, per l’Italia il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e il Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (CMCC), ha individuato nella mancanza di alcune aree verdi, la causa principale del rialzo delle temperature. Ed è proprio per questo motivo che, una delle prime iniziative che gli esperti hanno studiato per cercare di limitare i danni si basa sullo sviluppo di infrastrutture verdi urbane, considerate a tutti gli effetti la migliore tra le “Nature Based Solutions” (NBS – soluzioni che replicano processi naturali) in grado di mitigare il surriscaldamento nelle città e fornire servizi ecosistemici di green cooling: ovvero creare dei veri e propri spazi verdi all’interno delle città.
Il caldo non viene percepito in modo democratico: ecco perchè
Come sottolineavamo in precedenza però, l’aumento delle temperature non sembra avvenire in modo democratico. O meglio, la sensazione diffusa è che la popolazione più povera soffra maggiormente il caldo. Secondo lo studio infatti, i cittadini che hanno un reddito più basso e che vivono nelle aree urbane considerate disagiate e con meno servizi, non hanno le stesse opportunità di vivere vicino agli spazi verdi. E di beneficiare dei servizi che le aree verdi possono portare. Un fenomeno che, per gli esperti, fanno aumentare le diseguaglianze. Utilizzando indicatori socioeconomici, i relatori dello studio hanno definito “ingiustizia ambientale”, il diverso accesso, da parte dei cittadini, alle soluzioni di green cooling nelle quattordici grandi aree urbane europee studiate, tra cui Firenze e Roma.
Lo studio si basa su un approccio innovativo, in grado di valutare l’esposizione dei cittadini allo stress termico e che si basa su un mix di dati micrometeorologici, dati satellitari e modelli di simulazione. Secondo Giacomo Nicolini, uno dei co autori dello studio e ricercatore del CMCC, “in tutte le aree urbane analizzate, i cittadini residenti a più basso reddito, quali gli inquilini, gli immigrati e i cittadini disoccupati, hanno maggiori difficoltà di accesso ai servizi di green cooling a causa della sfavorevole conformazione urbanistica e sociale di molte città europee”. Situazione ben diversa per i residenti che possono beneficiare di un reddito alto.
I ricchi hanno sfruttato un “raffreddamento superiore alla media”
I più ricchi, proprietari di case, hanno potuto usufruire di una “fornitura di raffreddamento superiore alla media”. Esiste una disuguaglianza evidente tra chi ha più soldi e chi meno, nell’accesso agli spazi verdi urbani. Si tratta di un problema sociale reale. Creare nuove aree verdi non solo aiuta a mitigare gli effetti delle ondate di calore, ma offre a tutti i cittadini la possibilità di vivere in un ambiente salubre e benefico per il benessere. L’equità nell’accesso a questi preziosi polmoni verdi è quindi una priorità per garantire una migliore qualità di vita a tutti. “Questo studio – ha evidenziato Beniamino Gioli, ricercatore dell’Istituto di Bioeconomia del Cnr di Firenze (Cnr-Ibe) – ci mostra che la differente capacità di adattamento ai cambiamenti climatici non è solo una questione tra Paesi ad alto e basso reddito, ma riguarda anche le differenze sociali all’interno delle ricche regioni e città europee. Gli interventi mitigativi basati sulle Nature Based Solutions – conclude – dovranno assolutamente tenere in debito conto la dimensione sociale oltre a quella ambientale, con analisi integrate e multidisciplinari ad elevato dettaglio spaziale”.