Uno spettacolo mozzafiato la cosiddetta ottobrata romana. Ma perché si chiama così? Quella curiosità che nessuno si aspetta.
Il Belpaese è pervaso da un’ondata di calore e splendide giornate soleggiate, nonostante l’estate sia già conclusa. L’autunno dovrebbe caratterizzarsi – oltre che dai suoi magnifici colori, quali il giallo, il rosso e l’arancione – anche da una diminuzione della luce solare nonché intensità. Invece ci si trova travolti da questo fil rouge estivo, in modo totalmente inaspettato poiché si è in procinto per il cambio di stagione.
A questo proposito, esiste un’espressione che descrive perfettamente questa situazione meteorologica favorevole ovvero ‘ottobrata romana’ – tipica del paesaggio capitolino. Attualmente la città di Roma è assalita dai turisti proprio perché regala paesaggi magnifici – soprattutto in questo periodo, anche se rimane ugualmente una delle città più maestose da visitare. Ma sorge spontanea una domanda: qual è l’origine e il significato di tale frase?
Ottobrata romana, ecco qual è il motivo per cui si chiama così
Si voglia definire ‘ottobrata romana’ quelle giornate di sole contraddistinte da un clima mite e piacevole. Come previamente accennato, la stagione corrente costituisce il periodo migliore per visitare la Città Eterna – tra le sue immense bellezze e tonalità cromatiche che la incorniciano. Si potrebbe affermare sia un continuum dell’estate, lanciando così chiari messaggi nel voler regalare ancora un po’ di quella magia, precipua dei mesi caldi.
Oltretutto il bel tempo sta dominando l’Italia intera per cui le giornate uggiose parrebbero essere ancora lontane, per il momento, potendo estendere così l’espressione sopramenzionata a tutta la Penisola. Ma a questo proposito, perché si chiama in tal modo? Innanzitutto, essa corrisponde ad un rito legato alla tradizione dei Baccanali ovvero quelle festività che celebravano il ciclo delle stagioni e Dio Bacco – divinità del vino e dei misteri.
Ebbene, fino ai primi del ‘900, durante il mese di ottobre, vigeva la consuetudine di onorare la fine della vendemmia dopodiché partire per le gite fuori porta. Vere e proprie feste in cui i romani abbracciavano la Natura – tra frutteti, vigneti e prati – all’insegna del divertimento, gustando dell’ottimo cibo nonché assaporando del vino sopraffino. Inoltre, non mancavano i giochi e la musica – come le bocce oppure cullarsi sull’altalena ma anche ballare il cosiddetto saltarello – tipica danza popolare – al ritmo dei tamburelli.
Come si evince, perciò, momenti di condivisione e intrattenimento, accompagnati da altrettanti attimi di felicità, più goderecci. Solamente la Storia può donare ai posteri queste perle memorabili – da tramandare di generazione in generazione – arricchendo così il proprio bagaglio culturale.