L’intelligenza artificiale ha scosso il mondo nel corso del 2023. Ma cosa ci aspetta in questo 2024?
Il 2023 sarà certamente ricordato come uno degli anni più significativi di sempre, per un semplice motivo: il mondo, dopo decenni di previsioni, distopie letterarie e predicatori impauriti, si è reso definitivamente conto delle potenzialità (dei pericoli) derivanti dall’intelligenza artificiale.
A fine 2022, difatti, viene rilasciato per il pubblico uno degli algoritmi più sofisticati di sempre, in grado di generare autonomamente ragionamenti, pensieri, analisi, interpretazioni, business plan e molto altro… Insomma, ciò che fino al minuto precedente era possibile soltanto in Blade Runner o nella fantasia di qualche sceneggiatore di Hollywood, è divenuto improvvisamente realtà per chiunque fosse in possesso di uno smartphone.
Lo spartiacque del nostro tempo
Il mondo occidentale, da quel fatidico 30 novembre in poi, non sarebbe più stato lo stesso. I primi mesi in cui Open AI, l’azienda proprietaria di ChatGPT, ha fornito la propria creatura a qualunque 12enne dotato di connessione a internet, la società occidentale ha reagito all’unisono, in un controverso ibrido tra l’eccitazione e l’isteria di massa. Il mondo del lavoro, per primo, è stato immediatamente rivoluzione dall’AI: la possibilità di produrre in tempo zero email, annunci, comunicazioni e simili, ha smaltito e semplificato in tempo zero il lavoro di molti. Sul piano creativo, dove si credeva che le macchine potessero soltanto osservare senza fare, l’uomo è stato sonoramente smentito: la stesura di sceneggiature, ma anche, andando oltre ChatGPT, la riproduzione fedele di alcune espressioni facciali e voci di celebri attori, ha gettato il mondo dell’audiovisivo nel caos.
Tra chi si divertiva a scrivere sceneggiature in una manciata di secondi e chi, al contrario, temeva che il proprio lavoro potesse essere sostituito nel giro di una manciata di mesi, il mondo del lavoro nella sua interezza ha subito un violento terremoto. E poi? La verità è che, per ora, gli esseri umani stessi sembrano temere che, le innumerevoli distopie immaginate, possano prendere realmente piede. E’ proprio per questo che, dopo una prima fase di sperimentazione incontrollata, i sindacati e i governi sono entrati in gioco e, in questo momento, il mondo non è ancora scivolato nell’oblio che in tanti temono.
L’importanza del 2024
La domanda che questo 2024 sembra porre al genere umano è: “Quanto siete disposti a sacrificare a livello di efficenza e dimensione produttiva, pur di salvaguardare il dominio etico dell’uomo?”. E ancora: “Avete intenzione di mettere un freno al sistema capitalistico? Volete negare a questo stesso sistema di sfruttare una propria creazione (l’AI), per raggiungere lo scopo per cui è stato sviluppato (la massima produzione)?
Chissà… Una cosa è certa però: se anche una serie di nazioni dovessero decidere di autolimitarsi in virtù del non farsi dominare dall’intelligenza artificiale, bisognerebbe dimostrare che l’uomo può produrre tanto quanto un’AI e con la medesima qualità, il che, dispiace dirlo, ci pare piuttosto complicato. Ricordiamo inoltre, che le attuali intelligenze artificiali presenti gratuitamente in rete, sono profondamente castrate a livello di database a disposizione. Immaginare che questi algoritmi possano avere a disposizione l’intero archivio della rete, sta gettando nel panico svariate fasce della popolazione.