A Roma c’è un ponte con una leggenda “particolare”: è il più antico della città e lascia a bocca aperta

Non è raro scoprire angoli nuovi della Città eterna, c’è anche chi ci vive da anni e non conosce l’esistenza di veri e propri capolavori

Passeggiare per i vicoletti della Capitale è sempre una gioia per gli occhi e per l’anima. A Roma seguire i sampietrini non è mai una cattiva idea, non si sa mai in cosa ci si possa imbattere. Nel caso di questo ponte, poi, qualche cittadino ammette di non averlo neanche mai sentito nominare.

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Roma è una città tutta da scoprire, ogni volta sorprende con scorci nascosti – roma.cityrumors.it

È il momento quindi di prendere la mappa e fiondarcisi, se siete in vacanza nella Città eterna o semplicemente per caso nelle sue vicinanze. Non è molto difficile da trovare in realtà, si trova a pochi passi dal centro ed è incastonato in uno dei luoghi più belli della zona.

La leggenda del ponte Fabricio che collega l’Isola Tiberina

Il Ponte Fabricio è il più antico che si può trovare a Roma, per 2000 anni infatti non è stato minimamente toccato. Ci sono esempi di metamorfosi di altri ponti come il Ponte Milvio o il Ponte Sublicio, prima erano fatti di legno poi successivamente ricostruiti. Invece in questo caso l’aspetto è rimasto più o meno quello dal 62 a.C. – come riporta anche il portale dei Beni Culturali -, anno della sua costruzione supervisionata da Lucio Fabricio.

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Il ponte Fabricio è noto anche come ponte dei Quattro Capi, è stato costruito nel 62 a.C. – roma.cityrumors.it

La sua firma è ben impressa sulle volte delle arcate, si legge: “L(UCIUS) FABRICIUS C(AII) F(ILIUS) CUR(ATOR) VIAR(UM) FACIUNDUM COERAVIT” che in italiano sarebbe: “Lucio Fabricio, figlio di Caio (e) curatore delle strade, (ne) curò la costruzione”.

Collega l’Isola Tiberina al Lungotevere dei Pierleoni e al rione S. Angelo. È il fratello maggiore del Ponte Cestio – che invece porta al Lungotevere degli Anguillara. Diversi i lavori di restauro che ha subito, sia per cedimenti strutturali che per eventi atmosferici avversi – come le inondazioni del 23 e 22 a.C. Tuttavia, fortunatamente, ogni volta si è cercato di rispettare il disegno originale – gli ultimi interventi risalgono al Grande Giubileo del 2000.

Un episodio curioso è legato proprio a uno di essi, in particolare quando il papa Sisto V ne ordinò il restauro. Secondo la leggenda, i quattro architetti che furono incaricati non riuscivano a trovare una linea comune su cui lavorare, così il Pontefice decise di condannarli alla decapitazione alla consegna dell’opera. E sarebbe proprio per questo che il Ponte Fabricio prende anche il nome di ponte dei Quattro Capi, oltre che per la presenza del monumento con quattro teste scolpite in un blocco unico di marmo.

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