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Lazio, l’ex bomber promuove Baroni: “Se penso a Sarri e Tudor…”

Il nuovo tecnico dei biancocelesti sta stupendo. “Chi c’era prima, veniva messo sul piedistallo. Baroni invece è partito tra lo scetticismo generale. Ma la sua Lazio diverte e gioca bene”.

“Per un attaccante, giocare nella Lazio di oggi sarebbe il massimo”. Parte così Antonio Rizzolo, ex centravanti della Lazio, che alla fine degli anni ottanta ha trascinato con i suoi gol la Lazio in serie A, per poi guidare l’attacco dei biancocelesti nella stagione successiva. Rizzolo elogia il modo di giocare di Marco Baroni e non si dice per nulla sorpreso dei risultati della squadra biancoceleste. “Il tecnico ha confermato ancora una volta di essere molto bravo. Ma io non sono affatto stupito”, dichiara in esclusiva ai nostri microfoni.

L’ex laziale promuove Baroni e lo confronta a Sarri e Tudor, i suoi predecessori – Roma.Cityrumors.it

Ma quest’estate, quando la Lazio lo scelse, ci fu molto scetticismo intorno a questo nome..
“Quello lo posso capire. Parliamo di un allenatore che non aveva mai guidato squadre di vertice ed è chiaro che ci fosse scetticismo. Conoscendo i giocatori che avevamo preso, ero convinto che si potesse fare bene. A volte non servono solo i grandi nomi. Questa è una squadra che può dare grandi soddisfazioni. Ci vuole ancora del tempo per far amalgamare i giocatori, ma vedo tanti bei segnali. Soprattutto dal punto di vista caratteriale: nel modo in cui la squadra segue l’allenatore”.

La Lazio può diventare una sorpresa?
“Conosco perfettamente la piazza di Roma. Sono nato in Umbria, ma sono cresciuto a Roma. Ho fatto il settore giovanile ed ho esordito in prima squadra alla Lazio. Per me è stata una grande soddisfazione. Diciamo che, come popolo laziale non ci siamo mai fatti mancare niente e spesso siamo abituati a navigare in acque poco cristalline. Roma non è una città facile e spesso tende ad estremizzare certe situazioni. La Lazio può essere una sorpresa, perchè ha delle qualità importanti. Io ne ero convinto quando vedevo il modo in cui veniva allestita la squadra. C’era però bisogno di tempo”.

Cosa l’ha colpita della “nuova Lazio?”
“Che ha aperto un ciclo e che ha avuto il coraggio di cambiare tanto. Lo scorso anno poi c’era un allenatore che veniva messo sul piedistallo e si tendeva prima a parlare dell’allenatore e poi della squadra. Un errore molto grande. Ora è diverso”.

Marco Baroni alla prima stagione alla guida della Lazio – Roma.cityrumors.it

Si riferisce a Sarri?
“A Sarri, ma anche a Tudor, che in quattro mesi voleva rivoluzionare tutto. Io credo che un allenatore deve fare l’allenatore, mai mettersi davanti alla squadra e alla società”.

Il giudizio su Baroni è quindi positivo?
“Baroni ha sempre fatto bene, ma non aveva mai guidato una squadra con aspettative diverse. C’era tanto scetticismo, per il suo passato e per la sua età. Ma erano stereotipi, che solo il calcio poteva cancellare. Baroni è un ragazzo splendido e un ottimo allenatore. Quando ha allenato squadre che dovevano salvarsi le ha salvate. E quello equivale ad una vittoria. Lasciamolo lavorare con serenità…”.

Il mercato l’ha soddisfatta?
“Per me la società si è mossa bene: ha puntato soprattutto sui giocatori che lo scorso anno non avevano fatto benissimo: come Isaksen, Guendouzi e Castellanos”.

Da centravanti, come giudica quello che sta facendo l’argentino?
“Rispetto allo scorso anno si è tolto il peso di dover coesistere con un totem come Immobile e questo certamente lo ha aiutato. Lui ci sta mettendo del suo, ma si vede che ha qualità: deve solo trovare maggiore confidenza con la porta”.

Al suo fianco gioca Dia…
“Il modo di cercare alcuni calciatori è cambiato: oggi non si guarda solo all’aspetto economicoma anche a come alcuni giocatori possano esere funzionali e utilizzati in più zone del campo. Dia è uno che risolve diversi problemi: può giocare con Castellanos, muovendosi alle sue spalle o sostituirlo quando dovesse mancare l’argentino. E’ un giocatore funzionale che può ricoprire tanti ruoli. E’ rapido, fisico, riesce a legare il gioco e con Castellanos si trova molto bene”.

Le piace il modulo che prevede due punte centrali e due attaccanti esterni?
“Assolutamente si, ma soprattutto perchè con Castellanos e Dia insieme, la Lazio ha comunque trovato un suo equilibrio. Questo tipo di modulo può essere proposto ovunque, anche con la Juventus alla ripresa del campionato. E sono convinto che questa Lazio abbia anche ampi margini di miglioramento: Noslin, Isaksen e Tchoauna possono crescere in modo esponenziale e regalare ancora qualità all’attacco della Lazio”.

Antonio Rizzolo in campo con la maglia della Lazio e in panchina, nella veste di allenatore – Roma.cityrumors.it

Qualcuno ha parlato di una Lazio zemaniana…
“Ci può stare. Oggi il calcio è cambiato: si attacca e si difende tutti insieme. E’ il modo in cui un allenatore lavora durante la settimana, che incide sulle scelte. Baroni ha trovato un giusto equilibrio e sa che davanti ha dei giocatori che possono fare la differenza in ogni momento. Ma c’è ancora da lavorare tanto, soprattutto sulla fase difensiva. Ho come l’impressione che in questo momento lui attui una mentalità molto zemaniana meglio fare un gol in più dell’avversario”.

Per quale obiettivo?
“Io credo che la Lazio non possa competere per le prime tre posizioni, ma allo stesso tempo non è certamente dietro a tante altre squadre. Come è spesso successo in passato, la Lazio ha il dovere di rimanere incollata alle posizioni di testa, e poi capire fin dove può spingersi. Il primo passo però deve essere mentale e mi sembra che la Lazio al momento non si stia limitando o stia pensando troppo. Per me non è cambiato molto rispetto al passato: questa è una squadra che può lottare per l’Europa. Come sempre”.

Lei prima faceva riferimento ai giovani: quest’anno ne sono arrivati tanti. Lei esordì in prima squadra poco più che ventenne: quanto è difficile in una piazza come Roma riuscire ad emergere? 
“Il mio era un calcio differente rispetto a quello di oggi. Adesso è ancora più difficile emergere. Il giovane va sempre aspettato. Ma in piazze importanti, non sempre tutti hanno la forza e la volontà di saper aspettare. Allenatori e giocatori vengono giudicati dopo due partite. Per i giovani non è facile riuscire ad emergere: per cultura di tecnici e società. E per mancanza di coraggio. Il problema è generale. E non riguarda solo la Lazio. Il primo passo sarebbe la ristrutturazione dei settori giovanili. Andrebbe affrontato in maniera molto seria. Ma tanto abbiamo delle menti illuminate a Coverciano…”.

A proposito di Coverciano: stasera l’Italia gioca all’Olimpico contro il Belgio e Spalletti non ha convocato neanche un laziale, nonostante i biancocelesti puntino molto sugli italiani e oggi la squadra si trova al terzo posto a pari punti con la Juventus…
“Spalletti è un bravissimo tecnico, ma parliamo di un allenatore molto umorale e spesso propenso ad andare dietro ai sentimenti della gente. Non ha convocato laziali? Bene, non deve essere motivo di affranto, anzi deve spingere i Rovella, i Romagnoli, i Provedel e i Zaccagni a fare meglio. Io personalmente sono rimasto sorpreso da questa scelta, ma forse non tutti i mali vengono per nuocere. Magari approfitteranno della sosta per allenarsi in tranquillità a Formello”.