Un fenomeno che è cominciato con l’arrivo della pandemia e con l’impossibilità di uscire in strada, ma che adesso sta diventando molto serio per un’intera generazione
Nessuno potrà mai dimenticare il periodo della pandemia. Un momento in cui la popolazione mondiale è stata costretta a confrontarsi con una serie di provvedimento di restrizione mai adottati prima neanche in tempo di guerre mondiali. Un lockdown totale durato oltre un mese che ha visto tutti chiusi in case senza la possibilità di uscire, di socializzare, di andare a passeggio, di vivere. Un momento davvero difficile per tutti.
Hikikomori. E’ il termine giapponese che si può tradurre come “ritirati sociali” e indica la tendenza, nei giovani o giovanissimi, di smettere di uscire di casa, di frequentare scuola e amici, per chiudersi nelle proprie stanze e limitare al minimo i rapporti con l’esterno, mantenendo i contatti prevalentemente attraverso Internet. Un problema che i ragazzi nel nostro Paese che si identificano in questo comportamento sono almeno 54mila e anche nella capitale il fenomeno sta dilagando giorno dopo giorno.
Resterà sempre più difficile provarlo a spiegare a chi non l’ha vissuto in pieno, ma il lockdown del 2020, deciso dalle autorità in piena pandemia, è stato in assoluto uno dei momenti più duri passati dall’intera umanità in un periodo di relativa pace come quello che abbiamo trascorso negli ultimi 80 anni. Una costrizione che ha creato problemi a tanti, soprattutto a un’intera generazione, quella dei millennials, che è rimasta stordita da quel blocco totale.
Non per tutti i ragazzi e le ragazze è stato così facile tornare alla socialità precedente e molti di loro continuano a restare confinati nelle proprie stanze per la maggior parte delle ore a disposizione Adolescenti e giovani adulti che rifiutano il contatto con gli amici e la famiglia, non sopportano le pressioni della società, hanno paura del giudizio degli altri e hanno forti difficoltà a relazionarsi, chiudendosi nel silenzio delle loro stanze. In Giappone li chiamano Hikikomori e sono tutti quelli che preferiscono restare in disparte, un particolare disturbo psichiatrico che si manifesta attraverso il ritiro sociale, una specie di auto-esclusione dal mondo esterno, con isolamento e rifiuto totale non solo per ogni forma di relazione, ma anche per la luce del sole.
Un fenomeno sempre più preoccupante che si allarga a macchia d’olio mese dopo mese anche in Italia. Infatti secondo una recente stima sono almeno 60mila gli adolescenti italiani si definiscono hikikomori. Che scelgono così di non socializzare, di restare da soli, isolati dal mondo, chiusi nella loro stanza, un piccolo grande mondo confinato dentro se stessi.
Una generazione che ha scelto di non apparire sull’onda di un lockdown che li ha costretti a sparire, ad interagire soltanto con i social, a trascorrere ore e ore sui videogiochi, una sensazione di disagio che piano piano per qualcuno si è trasformato in malessere, portandoli a compiere questa scelta estrema di isolarsi dal resto del mondo. Sono numeri in preoccupante crescita e sempre più famiglie a Roma e nel Lazio si rivolgono a specialisti ad associazioni, che si occupano di provare a far recuperare la voglia di socializzare a questi ragazzi, la voglia di rimettersi in gioco, la voglia di tornare a vivere.