L’ex allenatore della Roma, Daniele De Rossi, ha partecipato a un evento con Walter Veltroni, in cui gli è stato chiesto anche dell’arrivo di Ranieri
Sono trascorsi oltre due mesi dall’annuncio dell’esonero, per certi versi sorprendente, dell’ex allenatore della Roma, Daniele De Rossi. Era mercoledì 18 settembre, quel giorno la dirigenza del club giallorosso ha sollevato il tecnico, sebbene fossero state giocate solamente quattro partite dall’inizio del campionato e in estate il contratto dello stesso ex capitano fosse stato rinnovato fino al giugno del 2027.
A partire da quel momento è successo praticamente di tutto: al suo posto in panchina è arrivato Ivan Juric, che però non ha saputo dare il contributo sperato, tanto da essere esonerato a sua volta dopo appena 53 giorni di lavoro, a seguito della sconfitta arrivata con il Bologna.
Un nuovo avvicendamento che ha portato Claudio Ranieri, per la terza volta nella sua carriera, a guidare la sua Roma, la squadra di cui è tifoso. Un ritorno che ha fatto felice la piazza, sebbene il suo debutto sia coinciso con una sconfitta al Maradona con il Napoli.
Ecco, proprio in riferimento a questa scelta della società, a margine dell’evento “Sport Talk Industry” in cui Daniele De Rossi è stato intervistato da Walter Veltroni, è stato domandato a DDR cosa ne pensasse e se ci fossero stati dei contatti tra lui e lo stesso Ranieri.
Delle domande alle quali il diretto interessato ha preferito glissare, anche in virtù del suo contratto in essere con la Roma che gli impone il silenzio su temi d’attualità: “Non posso parlare“, le sole parole pronunciate sul tema, tra un selfie e l’altro con i tifosi presenti.
Nel corso della precedente intervista, però, De Rossi ha comunque affrontato altri temi, come quello che lo ha portato a diventare una bandiera del club giallorosso: “Proseguire tutta la carriera in una squadra ha un sapore particolare, poi le tentazioni ci sono. Ogni tanto ci pensi e dici ‘vado a fare un giro da un’altra parte’, ma alla fine rimani per quel sentimento forte”.
L’ex numero 16 ha ricordato alcuni aneddoti di campo: “Il giocatore più affascinante con cui ho giocato? Francesco (Totti, ndr), ci ho giocato tanti anni assieme ed era affascinante anche per i suoi compagni. Oltre ad essere il più forte, aveva questa luce, questo carisma silenzioso. L’ho vissuto da tifoso e da compagno, lui parlava coi gesti e c’era sempre quando eri in difficoltà. Un avversario? Zidane, un uomo che sembrava cupo ma era bello a vedersi, fortissimo. Il più difficile da marcare invece è stato Seedorf, era più intelligente, più fisico e più tecnico di me. Mi ha fatto venire qualche linea di febbre dopo che l’ho affrontato”.
Infine, con un gran dribbling ha evitato di rispondere sulla Roma di oggi: “Nella Roma sono entrato da bandiera. Per molti ero un amico ma non dovevo dargli troppo spazio. La parte della gestione del gruppo è fondamentale, poi ovviamente ci vuole la conoscenza calcistica”.