Roma e una donna: Vannozza Cattanei, amante e albergatrice

Fin dal Medioevo Campo dei Fiori è stato il cuore pulsante del mercato romano, la zona in cui erano concentrate le principali attività artigianali e dove si svolgevano i commerci, come dimostrano i nomi delle strade; troviamo infatti Via dei Giubbonari, Via dei Chiavari, Via dei Baullari, ecc.

    La piazza prende il nome di “campo” perché in origine era un vasto prato che si estendeva fino alle rive del Tevere, mentre per quanto riguarda i “fiori” le questione è più complessa. Probabilmente il nome iniziale doveva essere Campo de Flora, infatti l’attuale Via del Pellegrino un tempo si chiamava Via Flora e ciò costituirebbe una prova dell’antica denominazione. Ma da dove deriva?

Vannozza Cattanei

    Nel I secolo a.C. Pompeo, il famoso triumviro nemico di Cesare, fece costruire un teatro e un tempio dedicato a Venere Vincitrice, sulle cui rovine gli Orsini edificarono il loro palazzo a partire dal XII secolo. Pare che il condottiero avesse fatto erigere l’edificio sacro per onorare la donna amata, che si chiamava Flora. 

   Oltre alle botteghe artigiane a Campo dei Fiori vi erano numerosi luoghi in cui venivano ospitati i turisti, soprattutto i pellegrini che si recavano a Roma in occasione delle feste più importanti del calendario liturgico (Natale e Pasqua) e durante gli anni giubilari. Alberghi famosi erano quelli della Corona, del Capo d’oro e dell’Arco di Campo dei Fiori; vi era poi la locanda della Campana, ricovero prediletto dai tedeschi, e quelle della Vacca e della Barca, entrambe di proprietà di una donna molto chiacchierata, Vannozza Cattanei. 

 

   Le malelingue erano dovute alla relazione adulterina che ella intrattenne per molti anni con il cardinale Rodrigo Borgia, eletto papa nel 1492 con il nome di Alessandro VI, da cui ebbe quattro figli, i più noti dei quali sono Cesare e Lucrezia. Le due taverne si trovavano in una via che oggi si chiama Vicolo del Gallo, perché su quel lato di Campo dei Fiori vi era un gran numero di macellerie. Vannozza aveva un buon naso per gli affari, infatti all’inizio del Cinquecento arrivò a gestire una vera e propria “catena di alberghi”. 

    Già proprietaria della taverna della Fontana, in società con il marito Giorgio de Cruce prese in affitto l’osteria del “Leone Grande”, situata in prossimità dello snodo di piazza San Celso. I locali vennero ristrutturati in vista dei guadagni che sarebbero derivati dall’afflusso di pellegrini per il giubileo del 1500. Le previsioni della donna si avverarono, infatti proprio nell’anno giubilare subaffittò l’albergo ad un prezzo nettamente superiore a quello da lei pagato ai due proprietari, l’Ospedale del San Salvatore e il Capitolo di San Pietro, e acquistò la taverna della Vacca, sulla cui facciata volle che fossero apposte le insegne araldiche dei Borgia, dei Catanei e di Carlo Canale, suo terzo marito. 

    Una leggenda popolare sostiene che Vannozza, compiendo questo atto simbolico, avrebbe voluto esaltare se stessa e umiliare Flora. In fin dei conti la donna romana si era limitata a far girare la testa solo al celebre condottiero, mentre lei con le sue arti di seduzione aveva conquistato tanti uomini, tra cui il papa. In realtà, stando a quanto sostiene lo studioso Manlio Barberito, lo stemma venne fatto apporre da Alessandro VI per ricordare l’allargamento della strada, che lui stesso aveva stabilito.

    Nonostante il concubinato con il pontefice, rimasta vedova per la terza volta Vannozza volle vivere la sua vita dedicandosi alle opere pie, infatti molte confraternite e chiese beneficiarono delle sue elargizioni. Morì il 26 novembre del 1518 ed ebbe funerali solenni per volontà di Leone X. Fu sepolta in una cappella da lei acquistata nel 1500 a Santa Maria del Popolo, dove già riposavano il marito Giorgio de Cruce e il figlio Giovanni duca di Gandia. Le messe di suffragio per la sua anima furono celebrate fino al 1760, in seguito venne rimossa anche la lapide che recava un famoso epitaffio, ritrovato negli ’70 del secolo scorso nella chiesa di San Marco. 

    Sarà riuscita la Cattanei con il suo denaro ad acquistare anche un posto in paradiso? Non lo possiamo sapere ma, se così non fosse stato, questo sarebbe il suo unico fallimento! 

 

                                                          Alessandro Gerundino

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