Il 10 luglio 1943, giorno dello sbarco degli Alleati in Sicilia, il fascismo aveva ormai le ore contate; sarebbe caduto infatti solo pochi giorni dopo (25 luglio) con l’arresto di Mussolini. Tuttavia in questo piccolo intervallo di tempo accadde uno degli eventi più sconvolgenti e catastrofici della seconda guerra mondiale: il bombardamento di Roma.
A sferrare l’attacco furono i bombardieri statunitensi guidati dal generale James Doolittle, i quali tra la mattina e il pomeriggio del 19 luglio sganciarono su vari punti della Capitale circa 4000 bombe, per un totale di 1060 tonnellate. Il bilancio fu di 3000 morti e 11000 feriti, di cui 1500 morti e 4000 feriti solo nel quartiere di San Lorenzo. Al termine della strage papa Pio XII si recò a visitare le zone colpite e a piazzale del Verano aprì le braccia verso la folla disperata, gesto simbolico per dimostrare la propria solidarietà.
Nel bombardamento morirono anche 24 vigili del fuoco, tra cui il comandante dei carabinieri Azolino Hazon. La rabbia dilagò tra la gente, che si sentì vittima dei giochi di potere, infatti la limousine di re Vittorio Emanuele III fu prese a sassate.
Le ferite inferte a San Lorenzo sono ancora sotto gli occhi di tutti; basta passare per Via dei Volsci o Via dei Sabelli per vedere le voragini aperte nelle mura dei palazzi dalle bombe.
Negli anni ’70 Elsa Morante, una delle voci più importanti della letteratura italiana del ‘900, ritorna con la mente a quello che era accaduto durante la guerra, decidendo di confrontarsi con la realtà; il risultato di questa riflessione è il romanzo “La Storia”, pubblicato nel 1974. I “capitoli” del libro sono gli anni (1941, 1942, ecc.) e ognuno è preceduto da un’elencazione minuziosa delle principali vicende storiche, tuttavia la scrittrice decide di dare voce al dramma universale dell’uomo partendo da coloro che non avevano voce, gli ultimi, le persone facenti parte della folla anonima.
Il personaggio principale è Ida Ramundo, una maestra, figlia di un uomo calabrese e di una donna ebrea, vedova, che nel 1941 subisce una violenza da Gunther, un soldato tedesco dagli occhi azzurri proveniente da Dachau. Rimasta incinta, tenta di nascondersi in tutti i modi, ma alla fine porta a termine la gravidanza dando alla luce Giuseppe, che però verrà chiamato da tutti Useppe. Madre e figlio vivono in Via dei Volsci a San Lorenzo insieme a Nino, il primo figlio di Ida, e al suo cane Blitz.
La mattina del 19 luglio Ida era andata a fare la spesa come se fosse un giorno qualunque:
“Uscivano dal viale alberato non lontano dalla Scalo Merci, dirigendosi in Via dei Volsci, quando, non preavvisato da nessun allarme, si udì avanzare nel cielo un clamore d’orchestra metallico e ronzante. Useppe levò gli occhi in alto, e disse: «Liopani». E in quel momento l’aria fischiò, mentre già in un tuono enorme tutti i muri precipitavano alle loro spalle e il terreno saltava d’intorno a loro, sminuzzato in una mitraglia di frammenti. […] Al cessato allarme, nell’affacciarsi fuori di là, si ritrovarono dentro una immensa nube pulverulenta che nascondeva il sole, e faceva tossire con il suo sapore di catrame: attraverso questa nube, si vedevano fiamme e fumo nero dalla parte dello Scalo Merci. Sull’altra parte del viale, le vie di sbocco erano montagne di macerie, e Ida, avanzando a stento con Useppe in braccio, cercò un’uscita verso il piazzale fra gli alberi massacrati e anneriti. Il primo oggetto riconoscibile che incontrarono fu, ai loro piedi, un cavallo morto, con la testa adorna di un pennacchio nero, fra corone di fiori sfrante. E in quel punto, un liquido dolce e tiepido bagnò il braccio di Ida. Soltanto allora, Useppe avvilito si mise a piangere: perché già da tempo aveva smesso di essere così piccolo da pisciarsi addosso”.
Questa è la sorte di San Lorenzo sotto la furia delle bombe, ma bel altre calamità si abbatteranno su Ida e Useppe, al punto da portare il bambino alla morte e sua madre alla follia. La vera protagonista è la Storia con la S maiuscola, la quale non arresta la sua corsa lasciando sul suo cammino milioni di morti, infatti non solo mamma e figlio, ma quasi tutti i personaggi principali del romanzo moriranno.
L’umanità si autodistrugge e gli indifesi, i paria, sono i primi ad uscire di scena; questo il senso di una scrittura che fece molto discutere e che ancora oggi trascina il lettore per più di seicento pagine, lasciandogli un senso di angoscia, ma, come è accaduto a me, anche una grande voglia di vivere e di rapportarsi serenamente con gli altri.
Per ricordare questo momento drammatico, che fa parte della tragedia della guerra in generale, non basta ripercorrere i fatti storici, ma è necessario dare un abbraccio di solidarietà a Roma e San Lorenzo, l’abbraccio di Elsa Morante.
Alessandro Gerundino
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