Dopo due mesi di stop, i romani tornano a muoversi nella Capitale; i livelli di traffico tornano a salire, anche se non ai livelli precedenti l’epidemia.
Si ritrovano le prime macchine in doppia fila e l’immancabile suono dei clacson, ma i casi rimangono isolati. Gli unici assembramenti e di piccola entità, si registrano alle prime luci della giornata nelle fermate della metro di periferia. L’incremento dei passeggeri, però, è solo del 10%, ma mancano comunque i controlli.
In generale i mezzi pubblici riescono a viaggiare senza troppi problemi, considerando che il flusso di utenza è rimasto ancora basso. Disagi si riscontrano solo nelle principali tratte percorse dai lavoratori, la Roma-Lido una di queste.
I problemi sono i soliti: banchine affollate, vagoni pieni e gente troppo vicina. Quasi tutti indossano i dispositivi di protezione, ma c’è anche qualche temerario che si ostina a fare finta di nulla.
I posti a sedere sono limitati come disposto, ma in piedi si sta molto vicini; non risulta quindi possibile mantenere le distanze di sicurezza. Mancano anche i controlli: assenti direttamente sui vagoni, minimi all’esterno. Solo ai tornelli sono presenti degli addetti che hanno il compito di controllare se i passeggeri indossano le mascherine. Negli orari di punta si registra un flusso superiore al 50% imposto dall’ordinanza, probabilmente dovuto al mancato potenziamento del servizio in concomitanza con la restrizione dei posti.