Al Teatro Quarticciolo la tournée di PENELOPE, il monologo di Martina Badiluzzi che indaga l’universo femminile contemporaneo

Parte dal Teatro Biblioteca Quarticciolo sabato 29 e domenica 30 aprile la tournée di Penelope di Martina Badiluzzi, monologo interpretato dalla ipnotica attrice Federica Carruba Toscano, e che vede la partecipazione della dramaturga Giorgia Buttarazzi alla scrittura, musicale di Samuele Cestola, in arte Samovar, alla composizione, dell’artista visivo Fabrizio Cicero all’allestimento. Due date preziose che permetteranno al pubblico romano di godere di questo spettacolo che ha già incantato spettatori e critica al Romaeuropa Festival.

Penelope è il secondo capitolo dell’ideale trilogia sul femminile della drammaturga e regista Martina Badiluzzi; il primo capitolo, The making of Anastasia, che vedeva tra le interpreti la stessa Carruba Toscano, aveva vinto il bando Biennale College under 30 e debuttato nella prestigiosa cornice della Biennale di Venezia.

Martina Badiluzzi continua così il suo percorso di indagine sull’universo femminile contemporaneo, intessendo un legame concettuale con storie di donne del passato che contengono nella loro essenza più intima l’urgenza dell’attuale.
Persa in un deserto affettivo, una donna riflette sulla fine della sua storia d’amore, osserva sé stessa in relazione a uomo e ne deduce di essere stata una Penelope: uno dei personaggi femminili letterari più stereotipati.

“Penelope” è rimasta sola, si annoia. Soffre l’afa di un agosto che sembra non voler finire e la angoscia il persistente odore di bruciato che penetra dalle finestre di casa sua. Per questo ha deciso di lasciare lo sfarzo delle sue stanze per andare a vivere nel corridoio di casa circondata da un coro di ventilatori a ristorarla dal caldo. Non potendo rivolgersi a nessuno, immagina l’incontro con l’uomo che ama, per emergere da un’estate senza fine, come un miraggio o un’apparizione. La forma del discorso che le è più affine è l’interrogazione; ogni cosa, vista dalla sua solitudine, comincia con un’incomprensione, con un non capire profondo. Attorno a questa donna è il vuoto, l’assenza degli affetti e di un interlocutore, Ulisse non c’è, è andato alla guerra con gli uomini e non è tornato. Penelope si inscrive in questo vuoto, in
questo noioso ripetersi della Storia e delle dinamiche relazionali.

Penelope è una produzione di Oscenica, in coproduzione con Romaeuropa Festival, Primavera dei Teatri, Scena Verticale, Pergine Festival e con il supporto di La Corte Ospitale, Teatro Biblioteca Quarticciolo, Carrozzerie n.o.t. Dopo Roma, lo spettacolo sarà ospitato dal festival Primavera dei Teatri a Castrovillari il 1 giugno 2023 e nella prossima stagione toccherà numerose delle più importanti città italiane, in una tournée in via di definizione.
 
NOTE DI REGIA
Su quale tipo di storia abbiamo formato la nostra cultura? Ulisse il re dell’ingegno, l’astuto, il furbo, colui che, emblema dell’umanità curiosa e votato all’intelletto, usa la sua intelligenza per dominare la realtà. Penelope, invece, è una giovane donna, il suo apprendistato è lungo. L’attesa di Penelope, la sua resistenza non violenta di cosa ci parla? Perché ci parla in questo momento? Cosa le sta insegnando la compagnia di se stessa? Penelope non è la fotografia al negativo dell’eroico Ulisse, c’è nella sua resistenza qualcosa di vitale e profondo, la sua Odissea è smarrirsi, non in mare ma nel suo inconscio, un’immersione spaventosa nelle sue paure e nei suoi ricordi, un viaggio che le restituirà una donna matura, in contatto coi propri desideri e sentimenti.

Penelope è una donna che è stata sottoposta alle intemperie del tempo, ormai conosce se stessa, conosce la propria intelligenza fine che l’ha portata ad essere un’eroina di resistenza e determinazione. Conosce il suo corpo, conosce la sua lingua, sa parlare e ora parla riempiendo il suo deserto emotivo di parole che sono una prima persona singolare, un monologo.

La sensibilità di Federica Carruba Toscano e il suo straordinario talento sono il corpo e la voce perfetti per impersonare una donna così antica eppure dalle istanze modernissime. La bocca è la porta del corpo e della mente che dà sul mondo esterno. È il luogo da cui entra il cibo, da cui escono le parole. È frontiera, è limite. Ed è sulle labbra di un’attrice che prende corpo questa voce, questa donna, questo canto.

L’allestimento, in dialogo con il disegno luci, sarà un’installazione dell’artista Fabrizio Cicero. Il silenzio dello spazio vuoto è il preludio all’eco che una voce solitaria può generare. La rifrazione e la ripetizione sono i concetti attorno cui costruire Penelope. Il vuoto al quale desideriamo dare corpo è diverso da quello dell’attesa, è la solitudine di chi prende coscienza,
di chi non subisce più lo scorrere del tempo. In questo deserto, la voce di Penelope riecheggia nello spazio scenico.

Il design del suono sarà curato da Samuele Cestola, attraverso piastre e microfoni che potranno amplificare e articolare le possibilità di ripetizione ed eco della voce. Come se fosse la performer stessa a creare un coro di voci, a generare un dialogo che a tratti potrà sembrare il frutto della sua immaginazione ma che, invece, interpella e riguarda tutte le donne. Uno sparpagliarsi di voce e dei pensieri che è necessario alla protagonista per potersi ascoltare in terza persona, per oggettivare il racconto e non naufragarci dentro.

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