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Terapie intensive, posti esauriti: “Siamo costretti a scegliere”

 Simone Bianconi, pneumologo, direttore del centro Covid dell’ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma si dice preoccupato per la situazione del reparto di terapia intensiva.

“Un mese fa avevamo posti a iosa. Ora siamo pieni – racconta – Di fatto, si fanno delle scelte. A quella età le possibilità che tu possa uscire da una gravissima insufficienza respiratoria sono bassissime. Noi la terapia intensiva la riserviamo alle persone che possono avere una chance di uscirne.
Decidiamo caso per caso, non è una questione meramente anagrafica. Certo, un ultra-novantenne è veramente anziano. Un soggetto più giovane può avere delle possibilità. Sia chiaro: non è che una persona molto anziana col Covid sia destinata al decesso, ma lo deve avere in una forma lieve, simile a un raffreddore. Se sviluppa una polmonite con un’insufficienza respiratoria grave, le possibilità sono scarsissime. Per un paziente di 90 anni o più, è anche una questione di eticità: portarlo in terapia intensiva significa sedarlo e far sì che il respiratore sostituisca il suo apparato respiratorio. Poi tornare indietro è molto difficile”.