Roma, Mourinho: “C’è gente che deve dare di più! Assenze? Non sono Harry Potter”

L’allenatore portoghese è tornato a parlare dopo la pesante sconfitta nel derby e alla vigilia del delicato incontro di San Siro incontro il Milan

L’ambiente è in ebollizione. E’ innegabile che gli ultimi risultati e l’ultima batosta nel derby di Coppa Italia, contro i rivali cittadini della Lazio, hanno lasciato qualche pesante strascico sia nell’umore della parte giallorossa della città sia all’interno dello stesso spogliatoio di Trigoria. Soprattutto, la stessa posizione del tecnico non sembra più così salda neanche tra la tifoseria romanista.

Mourinho difende il suo operato – Roma.cityrumors.it –

 

Mourinho difende il suo operato

Ma Mourinho è tornato a difendere il suo operato soprattutto alla luce delle tante difficoltà di formazione, infortuni, mancato mercato e squalifiche, che fin dalla prima giornata ha dovuto affrontare. Ma ci tiene a sottolineare di non aver mancato di professionalità dopo le voci che ieri giravano in città circa una sua assenza al primo allenamento post derby causa impegni diversi. “La professionalità sono io, non ho mai saltato un giorno di allenamento nella mia carriera, non è giusto che mi debba giustificare”, spiegato a muso duro lo Special One. “Io devo difendere il gruppo, anche chi sta giocando sotto il proprio livello, è un gruppo di gente che lavora, che soffre. Abbiamo perso un derby, siamo a 4 punti da un obiettivo che se non fossimo noi tutti direbbero che sia impossibile. Il potenziale delle altre che possono entrare in top 4 non può essere paragonato a noi. Ma siamo noi, la tifoseria più incredibile mai vista, c’è un allenatore che la gente pensa sia José Harry Mourinho Potter che alza le aspettative. Abbiamo vissuto due periodi difficili: le prime tre partite in cui senza una squadra abbiamo perso 8 punti su 9 e quest’ultimo ciclo con un gruppo molto ridotto di giocatori. Dimenticare queste difficoltà non è giusto. Kristensen non è un terzino, Mancini che non si allena da un mese, il bambino ha giocato dopo 10 minuti di Serie A, Llorente si infortuna: se la gente vuole ignorare questa situazione sbagli.

Confronto a muso duro

La sconfitta nel derby non è facile da metabolizzare e anche all’interno del gruppo comincia a sentirsi qualche scricchiolio. “Non c’è niente che qualcuno voglia dire ai miei giocatori che io non ho detto, una cosa sono le difficoltà e un’altra è utilizzare queste difficoltà, vere, per giustificare qualcosa che può essere fatto meglio. E io su questo non risparmio. Non faccio i nomi, so che spesso nel calcio si dice che la responsabilità è dell’allenatore, ma ieri la riunione è stata dura specialmente per qualcuno, c’è gente che deve dare di più. Sul collettivo posso dire che difensivamente siamo stati perfetti, il gol è nato da una rimessa laterale nostra perché neanche quello siamo capaci di fare e un rigore di un ragazzino con 55 minuti di Serie A alle spalle. Capisco che la gente non sia contenta per qualche situazione, perché alla fine l’atteggiamento di a, b o c può influire sugli altri otto. Di chi è la responsabilità? Mia? Loro? È una situazione multifattoriale e per me è difficile leggerla in modo diverso”.

Un derby da superare – Roma.cityrumors.it – Ansa foto

 

La spiegazione sul rigore moderno

L’allenatore portoghese ha voluto precisare la questione del “rigore moderno”, assegnato alla Lazio e che è costato la sconfitta nel derby. “Non ho mai detto che non fosse rigore, ho parlato di rigore dei tempi moderni e secondo me i tempi moderni proteggono il gioco meno di anni fa. Ieri ho detto ai ragazzi che in quella tale partita io potevo fare meglio, ma se so che il mio lavoro al 100% è stato fatto bene, poi mi sento anche io tradito da qualche situazione individuale che influisce sulla squadra. Con il Milan farò qualche cambio, ma non con l’intenzione di punire o puntare i fari su singoli, devo costruire un puzzle che ci permetta di fare la gara: la squadra più tattica di solito è la meno capace a livello tecnico, noi ora ci concentriamo molto sul gioco. Purtroppo siamo pochissimi”.

Umiliazione da derby

Il derby resta una partita importante che può segnare un’intera stagione. Ho giocato 150-200 derby, per me sono sempre state gare speciali, ho vinto perso e pareggiato, ma sapendo che avevano un peso particolare. A Roma ho capito bene che cosa significhi il derby: quello che abbiamo vinto era un derby pesante, perché è stato un derby ‘di umiliazione’, quelli persi li abbiamo sempre persi per dettagli o un errore, dell’arbitro o nostro. Ma sempre con la dignità di chi dà tutto, uscendo con la coscienza a posto. Anche stavolta, gara in cui qualcuno doveva dare di più, abbiamo finito la partita con due grandi opportunità di pareggiare. L’orgoglio di essere romanista e lavorare per i romanisti è presente qui dentro, ma è in campo che devi mostrare questo sentimento”.

 

 

 

 

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