Il 13 marzo 2025, il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha accolto il ricorso presentato da un gruppo di operatori balneari contro la decisione del Comune di Roma di revocare i bandi per l’assegnazione delle concessioni demaniali marittime nel territorio di Ostia.
Questa sentenza rappresenta un punto cruciale nella complessa vicenda delle concessioni balneari in Italia, sollevando questioni significative riguardo alla conformità delle normative nazionali con la legislazione europea e alla tutela dei diritti degli operatori del settore.
Nel 2020, l’amministrazione comunale guidata dal Movimento 5 Stelle aveva indetto bandi pubblici per l’assegnazione di 37 concessioni balneari a Ostia, in scadenza in quell’anno, con l’obiettivo di garantire trasparenza e concorrenza nel settore, in linea con la direttiva europea 2006/123/CE, nota come “Direttiva Bolkestein”. Tuttavia, nel dicembre 2024, la nuova giunta comunale, guidata dal sindaco Mario Falconi, aveva deciso di revocare tali bandi, sollevando preoccupazioni tra gli operatori balneari che avevano partecipato e vinto le gare.
Uno dei vincitori dei bandi ha presentato ricorso al TAR del Lazio, contestando la legittimità della revoca delle concessioni. Il tribunale ha accolto il ricorso, annullando la delibera comunale di revoca e sottolineando l’importanza di rispettare le procedure di gara già concluse, in conformità con i principi di trasparenza e concorrenza stabiliti sia dalla normativa nazionale che da quella europea.
La decisione del TAR del Lazio ha diverse implicazioni:
La decisione del TAR ha suscitato diverse reazioni:
La sentenza del TAR del Lazio evidenzia la complessità della gestione delle concessioni demaniali marittime in Italia, un settore in cui si intrecciano interessi economici, normative nazionali e direttive europee. La necessità di garantire trasparenza, concorrenza leale e tutela degli investimenti richiede un equilibrio delicato, che le amministrazioni locali e nazionali devono perseguire con attenzione.
Inoltre, la decisione sottolinea l’importanza di procedere con cautela nelle revoche o modifiche delle concessioni già assegnate, assicurandosi che tali azioni siano supportate da solide basi legali e rispettino i diritti degli operatori coinvolti.
Infine, la sentenza potrebbe stimolare un dibattito più ampio sulla necessità di riformare il sistema delle concessioni balneari in Italia, al fine di armonizzare le normative nazionali con le direttive europee e garantire un equilibrio tra gli interessi degli operatori, delle amministrazioni e dei cittadini.