Dopo il grande successo di Ragazzi di Vita di Pier Paolo Pasolini, un testo classico, un dramma rovente e stringente sull’attualità, come Un nemico del popolo di Henrik Ibsen: è la nuova sfida firmata da Massimo Popolizio, anche in scena, per indagare i temi del potere, della corruzione, della responsabilità etica per l’ambiente.
L’opera del drammaturgo norvegese assume dal nostro “oggi” una inedita forza comunicativa, senza ridursi a un mero atto di accusa contro la speculazione, non cessa di raccontare, con spietata lungimiranza, il rischio che ogni società democratica corre quando chi la guida è corrotto e la maggioranza soggiace al giogo delle autorità pur di salvaguardare l’interesse personale. Un conflitto politico e morale contrappone nella vicenda due fratelli: il medico che scopre l’inquinamento delle acque termali della sua città, contrapposto al fratello-sindaco, politicamente insabbiatore, che tenta invano di convincerlo che la sua denuncia porrà fine ai sogni collettivi di benessere.
«Che fare? Chiudere le terme in attesa di una bonifica – con il conseguente danno economico – o persistere nel promuoverle, assicurando lo sviluppo di tutta la città? Due visioni: quella del Dr. Tomas Stockmann, fautore della chiusura delle terme, e di suo fratello, il sindaco Peter Stockmann – racconta Massimo Popolizio – Non si tratta di un confronto di due posizioni, quanto piuttosto dello scontro tra due punti di vista”.
“Saremo tutti d’accordo nell’affermare che sulla faccia della terra gli imbecilli costituiscono la maggioranza. Allora perché dovremmo farci comandare dalla maggioranza?”, così provoca il Dr. Stockmann, per Ibsen: le regole della vita di una democrazia, con i suoi paradossi, mi sembrano di grande interesse per questi tempi. Quando questa esigenza incontra un testo del passato, forte e attuale come Un nemico del popolo di Ibsen, la sfida della messa in scena diventa attiva, alla ricerca di un’efficacia nel raccontare, e ricettiva, per ascoltare e apprendere ciò che un’opera così densa ancora oggi ci svela sul potere, la corruzione, il bene comune e l’interesse personale».
Teatro di Roma